dr.francesco pensato

Symbolisms PRIMA PARTE - LA STORIA




Non e' oggettivamente semplice l'individualizzazione e la decodificazione di simbologie suliminirari nell'arte rinascimentale o settecentesca, poiche' esse , volutamente occulte , erano dirette esclusivamente agli inziati.
Il simbolo era quindi un messaggio chiaro per coloro che oltre a possederne la chiave di lettura , di fatto ne divenivano compartecipi e depositari.
E' essenziale quindi , prima dell'individuazione ed interpretazione di alcuni di essi , ripercorrere un parziale cammino storico che ci possa in qualche modo aiutare a comprenderne il significato profondo di appartenenza, che ha motivato l'esigenza della loro utilizzazione.

l'Accademia Platonica

Alcuni grandi pittori e pensatori rinascimentali appartennero al movimento " Neo-ermetico", diffuso nella Toscana dell'epoca, sotto l'ala mecenatica della famiglia Medicea.
Fu' infatti con il supporto di Cosimo dei Medici che nel 1459, il fiorentino Marsilio Ficino, fondo' l'Accademia Platonica e tradurre nel 1471 , sperimentandone anche gli insegnamenti, il " Corpus Hermeticum" .
Si tratta di una raccolta di scritti attributi al mitico "Hermes Trismegisto, il tre volte grande, ad opera del monaco macedone Michele Psellos,( IX secolo), di tradizione Egiziana , reintegrati ad Alessandrina nel III secolo.
La figura di Hermes Trismegisto e' da identificare in quella di " THOT " , Dio Egizio della luna , l'inventore della scrittura, delle scienze e guardiano della porta dell'altro mondo, rappresentato con la testa di Ibis.

All'Accademia appartennero le persone piu' in vista dell'ambiente culturale Toscano del tempo, che ritenevano di vivere in un momento di transizione storica di grande importanza cioe' " All'inizio di una nuova epoca " , che avrebbe cambiato radicalmente il mondo ed in qualita' di neo-ermetici confidavano nella nascita di una nuova religione universale ,che avrebbe abbracciato dal Platonismo all'Ermetismo sino al Cristianesimo , in una visione anticipatoria di quello che poi sara' l'obbiettivo Teosofico nella fine del 1800.

Da questi pochi accenni ci si puo' rendere subito conto , rifacendosi a quel periodo storico , di debordante prepotenza papale , quale difficolta' possa aver incontrato tale tipo di associazionismo,che come in una forma sincretischica post-colombiana ha certamente trovato ragione ed esigenza nell'utilizzo di simbolismi subliminare.
Tra gli artisti che parteciparono al clima culturale dell'accademia ci furono : Sandro Botticelli, Tiziano, Leonardo Da Vinci e Raffello sia letterati illustri come Poliziano e Pico della Mirandola.
Quest'ultimo in particolare, incarnava la figura del " Magus".
Avendo studiato l'arabo, l'aramaico, e l'ebraico, nonche' dotato di memoria ed intelligenza fuori dal comune e sete di conoscenza fu un deus ex macchina dell'accademia stessa.
Nel 1446 scrisse un compendio di novecento tesi ermetiche che pubblico' a Roma, dicendosi disposto a difenderle in un contraddittorio anche con illustri porporati.
Il mentore di Pico della mirandola fu un tale Johanan Alemanno , un ebreo cabalista che dichiarava che, oltre alle tavole della legge, Mose' avesse ricevuto da Dio sul monte Sinai , anche la Quabala stessa , che introdusse poi nel mondo cristiano.
Il papa pero' , prevedibilmente, vieto' il dibattito e dichiaro' eretiche tredici delle sue novecento tesi, e proprio nel momento in cui la situazione iniziava a diventare pericolosa ,egli mori' prematuramente.

Origini storiche : Terapeuti- Giovanniti- Sabei


Al patriarca antidiluviano Enoch, secondo la Genesi bisnonno di Noè, la tradizione ebraico-cristiana ha riferito 3 distinti testi, nessuno dei quali accolti negli attuali canoni biblici ebraico o cristiano tranne il Libro di Enoch , chiamato Etiope ,accolto nella Bibbia dalla Chiesa Copta.
Intorno al 300 a.C a sud di Alessandria d’Egitto , e precisamente nella zona del lago Mariut,esisteva L'Ordine dei Terapeuti , i quali di origine Ebraica, avevano ribattezzato Thot con il nome di Enoch, ed tradotto in aramaico I suoi quarantadue libri.
Dopo un secolo circa , parte di essi apparvero in Palestina,sotto forma di una comunita’che seguiva le stesse regole dei Terapeuti anche nel vestiario, prendendo molto probabilmente il nome di Esseni.
Essi vivevano inizialmente sulle sponde del Mar morto a Qumram e nel circondario, ed anch’essi avevano ribattezzato Thot con Enoch.Ne e' la prova il fatto che frammenti del libro di Enoch fanno parte del materiale ritrovato nelle grotte di Qumram nel 1945.
Giovanni il Battista fu il leader, nonche' la figura preminente di questa comunita’ nel periodo contemporaneo a Gesu' Cristo,ed i suoi discepoli rimasero fedeli alla dottrina Giovannita, anche dopo la sua morte, prendendo in seguito il nome di Mandei.
Dalla lettura degli stessi Vangeli Canonici si puo' evincere che dopo il battesimo di Gesu',da parte del Battista, il di lui cugino e di pochi mesi piu' vecchio lui , l'opera battesimale di entrambi , continuo' inspiegabilmente separata, con distinti gruppi di proseliti, tal volta in contrasto.
Alcuni studiosi hanno ipotizzato che , in quel momento storico, in Palestina esistessero due partiti politico-religiosi contrapposti : la vigna ed il fico, a cui vanno ricondotti due approcci politico-religiosi ben distinti.
Il primo di intransigenza e lotta armata ed il secondo tendenzialmente piu' remissivo , attento e propenso al dialogo.
Su rapporto molto controverso, tra il Cristo e Giovanni Battista, si sono scritti numerosi studi con varie interpretazioni e opinioni in merito.
La piu' moderata , che riconosce il Cristo come una reale figura storica, quella di puro e semplice antagonismo proselitico.

Una Visione , diciamo Essenica, in cui oltre a
e quella certamente piu' estrema che riconosce che queste due figure ,sebbene distinte nella Bibbia, potrebbero, invece, essere la medesima persona.

Giovanni non portava questo nome per caso, poiche' egli ricevette le chiavi del Sacerdozio Eterno dai Sacerdoti Melkiti Esseni.
Egli, cioè, doveva divenire lo “Joannes”, il “Nasi ah-eddah”, il Messia della Comunità dei Fratelli della Luce.
Ricordiamo che per tradizione esssena si attendeva l'arrivo di due messia uno discendente dalla stirpe di davide , e cioe' un messia per cosi' dire Temporale ed un'altro della stirpe di Levi , cioe' un Levitico , che avrebbe guidato il popolo eletto in qualita' religiosa di gran Sacerdote,

Infatti Non solo nell’ambito del Priorato di Sion i Gran Maestri divenivano i “Giovanni”, ma da sempre il Gran Maestro di una Scuola o di un Ordine, incarnando Oannes, colui che unisce Cielo e Terra, diviene il Giovanni o Prete Gianni.
È un Nomen Mysticum talmente importante che appare come il più frequente tra i pontefici: ben 25 volte.
In effetti, secondo la Tradizione occidentale, il Pontefice Supremo è Melqitzedeq, la cui figura si lega ai più antichi miti sumero-babilonesi, in cui veniva chiamato Oannes.

Melqitzedeq e' il Sommo Sacerdote del Dio Altissimo El Elyòn, Re di Pace e Giustizia è riconosciuto da moltissimi popoli e tradizioni, ai quali trasmise la Vera Conoscenza del Sacerdozio Reale, come il Portatore del Pane e del Vino, emergente dalle Acque della Vita trionfante e vittorioso. Tutto il mistero attorno a questo Grande Essere, ha relazione con l’origine dell’uomo e la sua Genesi nel Giardino dell’Eden, e precisamente nel suo intenso lavoro di risvegliare le coscienze assopite dell’uomo per riportarlo al Seno della Divina Madre Natura.
Così Melkitzedeq, benedetto sia in eterno, organizzò il Suo Ordine Reale e Sacerdotale dei Figli della Luce, e insegnò all’uomo, in quei grandi giorni cosmici, il Sentiero Stretto che conduce al risveglio totale delle coscienze, attraverso l’operatività con i propri fuochi, che s’incontrano nell’interiorità dell’uomo stesso: Ariete, Leone e Sagittario, che si palesano rispettivamente nella testa, nel cuore e nel sesso.

A Sumer, l’Oannes era un saggio, o guida, di un gruppo di sacerdoti.
A Micene, il Maestro-Fabbro, Capo della Corporazione dei fabbri-alchimisti, riceveva il titolo di wanax ossia “re”, che soltanto molto tempo dopo divenne basileus. Anax in greco significava esattamente “re, signore, capo”, e il suo plurale, anakes, è confluito nell’immagine dei Dioscuri (Castore e Polluce).
Il nome Joannes lo si ritrova anche nell’antico Egitto, come riportato nel Libro dei Morti, dove gli Jaani cinocefali erano gli spiriti serventi di Toth.

Circa la commistione tra la figure di Gesù e Giovanni quale unico “Maestro di Giustizia”, si espresse profeticamente Geremia: “Ecco, verranno giorni nei quali susciterò a Davide un germoglio giusto, che regnerà da vero Re e sarà saggio, ed eserciterà il diritto e la giustizia sulla terra […]. Questo sarà il nome con cui lo chiameranno: Signore di Giustizia” (Geremia 23,5). Signore di Giustizia o Re di Giustizia è proprio il significato di Joannes/Melkitzedeq (da melk-Re e zadiq-Giustizia).

Ma chi era veramente Giovanni il Battista ?

I Mandei Definiti “Cristiani di San Giovanni” o “Cristiani Giovanniti” (Mendayye Yahya o Seguaci di Giovanni), vivono tuttora nell’odierno Iraq meridionale e nell’Iran sudoccidentale e hanno strette affinità con i Nazira, di cui si parla nella Bibbia, in Numeri 6:1. Questo elemento è di profondo interesse poiché Gesù era il Nazira per eccellenza.
Nonostante questo, i Mandei adorano la figura di Giovanni Battista e non certo quella di Gesù.
C’è da chiedersi il perché, vista l’imponenza della figura di Gesù.
Forse per i Mandei Yeoshua non è mai esistito?
È da considerarsi solo una figura simbolica?

I Mandei parlano una lingua derivata dall’aramaico, la stessa lingua di Gesù e dei suoi discepoli.
Il loro credo è prettamente gnostico, a tal punto che oggi la loro è la sola religione gnostica sopravvissuta nel mondo.
Essi considerano il Battista come uno dei più importanti leader della loro setta, ma dichiarano anche di esistere da molto tempo prima di lui.
È molto probabile che, provenendo dalla Palestina, che dicono di aver abbandonato nel I secolo, siano una diretta emanazione dei Nazira. Potrebbero aver avuto contatti con gli Esseni, se non essere considerati a loro volta come gli ultimi o gli Esseni stessi.
Sta di fatto che considerano Giovanni come una grande autorità mandea dei suoi tempi, presentato come Guaritore (Terapeuta), Buon Pastore e Pescatore di anime, titoli attribuito anche a Gesù.
Una delle caratteristiche peculiari del loro culto iniziatico è certamente il Battesimo in acqua, che, come risaputo, il Battista praticava nel Giordano. Tale rito consiste nell’introduzione in acqua di fiume dell’adepto che cerca la purificazione. Egli riceve così l’imposizione sulla testa da parte di un sacerdote battezzatore.

La pelle dell’animale


Il biblista C.H. Dodds sosteneva che i Nazirei erano la setta a cui apparteneva Giovanni Battista o, più correttamente, la setta da lui guidata.
Gesù, invece, veniva indicato come Nazira perché era stato un discepolo di Giovanni.
Perché, quindi, questa venerazione per la figura di Giovanni, dato che negli stessi Vangeli, compresi gli apocrifi, la figura assiale risulta sempre Gesù?

Il motivo risiede nel fatto che i due erano (o potrebbero essere stati) la medesima persona.
I punti a favore di questa tesi sono molteplici, e conviene esaminarli in sequenza.
Giovanni e gli Esseni, nel loro dualismo gnostico, erano molto legati alla mistica Zoroastriana che, come è noto, contrapponeva la Luce (Ahura Mazda) alle Tenebre (Aryman).
Che Giovanni fosse lo Zoroastro degli Esseni (il Gran Maestro Mago) può essere dimostrato dalla radice etimologica del termine “Zoroastro”, che nell’antica lingua iranica sta per zara (giallo) e hustra (cammello), cioè “colui dal giallo, o vecchio, cammello”.

Ebbene, Matteo descrive Battista vestito di pelle di cammello (Matteo 3,4). Una reminiscenza dei culti astrali zoroastriani? È più che probabile, dato che gli antichi sacerdoti, un po’ ovunque, usavano indossare pelli di animali a testimonianza del dominio sulla natura animale e ferina dell’uomo e, quindi, della padronanza e del controllo di sé e dei propri istinti materiali. Nei misteri mitraici, il Maestro indossava una pelle di leone. In quelli Egizi, il sacerdote indossava una pelle di leopardo. La pelle di animale è sempre stato un simbolo di “transizione” e “rinascita”: il controllo e la vittoria sulla bestia interiore.
In Egitto, terra madre di tutte le iniziazioni, la rinascita o reintegrazione avveniva con il rito del tekenu. Una prova della continuità di questa tradizione, dall’Egitto all’ebraismo, sta nel termine usato dai qabbalisti ebraici per indicare questa restaurazione, ovvero tiqqun, molto simile a tekenu.
Del tiqqun parlò mirabilmente il qabbalista Isaac Luria.
Egli lo descriveva come un processo di restaurazione macrocosmico relativo alle particelle di luce disperse nella materia.
Il tekenu egizio riguardava il microcosmo (uomo) e, segretamente, il processo alchemico di solve et coagula, cioè di raccolta della luce nell’uomo e della conseguente restaurazione dell’ “Uomo di Luce”.

Il rito egizio consisteva nel “passaggio attraverso la pelle” di un animale sgozzato, simbolo della rinascita a nuova vita (fine della nigredo e taglio della testa dell’Ego).
A quel punto, l’iniziato si vestiva di quella pelle, prendendo la posizione del feto, chiamandosi Tekenu e si coricava sotto la pelle di trasformazione (Meshka), uscendone come un rinato dalla matrice universale.
La pelle, come involucro, era detta ut, da cui “utero”, poiché si trattava di un simbolico regressus ad uterum.
Ecco come recita il Libro dei Morti egizio: “Ecco, il tekenu sdraiato sotto di essa [la pelle] nella terra di trasformazione”.
Nel Sarcofago del Cairo, catalogato con il numero 28033, è riportato che l’iniziato recitasse tali parole: “Io sono coricato nella pelle kenmet”. Il rito del passaggio attraverso la pelle fu poi modificato nella XIX dinastia, ma la pelle animale continuò a rappresentare il raggiunto dominio sulla propria natura terrena e la raggiunta “divinizzazione” del corpo.
Non è casuale, quindi, che il Gran Sacerdote Giovanni Battista indossasse una pelle di cammello, in quanto animale analogo al cavallo e rappresentazione dei quattro elementi e degli istinti materiali.
Occorre ricordare che Giovanni è noto come il Predicatore del Deserto, un iniziato alla “Via del Deserto”, e il cammello è chiamato proprio “la nave del deserto”.

Si puo' ipotizzare di identificare Gesù con Giovanni?

Dagli scritti qumranici veniamo a conoscenza del fatto che il Nasi (ebr. Principe), il Messia esseno, veniva chiamato anche “Stirpe di David” e “Stella”, e Gesù nella Bibbia è chiamato proprio “Stirpe di David” e “Stella Brillante” (Apocalisse 22,16).
Inoltre, è noto l’episodio della poderosa contestazione che Gesù attuò nel tempio, riferendosi ai sacerdoti di Gerusalemme quali “mercanti di anime”, ed è risaputo che gli Esseni si rifugiarono a Qumran in quanto deploravano la comunità di sacerdoti leviti di Gerusalemme, ritenendola corrotta.
Lo stesso Paolo, nelle Lettere agli Ebrei, pone apertamente il Sacerdozio di Melkitzedeq (quello Esseno) in posizione superiore rispetto a quello levitico (Ebrei 7,11).
Questi esempi (ma ve ne sono numerosi), confermerebbero la relazione tra Gesù e il Nasi degli Esseni.
Da loro egli fu istruito e preparato, dai 12 ai 30 anni, per divenire il campione dei “pesci”.
I sacerdoti Esseni, come avveniva a Eliopoli, in Egitto, avevano il ruolo istituzionale di preparare i futuri sovrani, i Re-Sacerdoti e Maestri di Giustizia del ramo di Jesse, cui Gesù apparteneva.
Gli Esseni, nei loro scritti, parlano però solo del “nasi, il Principe Messianico”, che dovrà un giorno guidare le forze della Luce alla vittoria finale contro le Tenebre.
Nasi, come detto precedentemente, è un termine che significa letteralmente Oannes, il Re Pescatore, il Portatore di Conoscenza.
Nasi = Oannes = il Re Pescatore = il Portatore di Conoscenza

Peraltro, Oannes sta per Joannes, cosicché Gesù era l’Oannes-nasi della comunità essena, lo zadoq Oannita,il Giovanni o Prete Gianni, un re del Graal di stirpe davidica, nonché “sacerdote in Eterno alla maniera di Melkitzedeq” (Ebrei 7,17), avendo realizzato il Cristo in sé.
Gesù doveva essere un nome puramente iniziatico-cabalistico.

Nei Misteri è d’obbligo che l’adepto cambi il nome durante la sua evoluzione spirituale, a suggello della trasmutazione della sua coscienza e della nascita dell’uomo nuovo. Questo rito è rintracciabile anche nella Bibbia, con Simone, figlio di Giovanni, che Gesù chiamerà Cefa o Pietro (Giovanni 1,42), e con Saul, poi Paolo di Tarso. Il nuovo nome è definito nomen mysticum, ed è una costante tra gli iniziati.

Questo è il vero e profondo motivo per cui si parla del “nome d’arte”, ove per arte si intende Arte Reale o Grande Opera Alchemica.
Portare il nome iniziatico equivale a dire: “Io è un altro”.
Ottenere il nome, essere nominato, significa “venire all’esistenza”
Gesù nasce quale Giovanni-YHWH e rinasce iniziaticamente come Gesù-YHSWH dopo il battesimo nel Giordano.


Che Giovanni sia figura critica è dimostrato dal fatto che i quattro Vangeli si aprano sempre con lui e lo menzionino come il precursore di Cristo: “E venne un uomo mandato da Dio, il suo nome era Giovanni” (Giovanni 1,6). “Tra i nati da donna non è sorto uno più grande di Giovanni Battista” (Matteo 11,11).
Il Battista nei vangeli dice: “Verrà uno dopo di me al quale non son degno di sciogliere il legaccio del sandalo” (Giovanni 1,26).
Giovanni 1,30 è ancor più esplicito: “Ecco colui del quale io dissi “Dopo di me viene un uomo che mi è passato avanti, perché era prima di me. Io non lo conoscevo, ma dopo il battesimo, quando lo spirito si è posato su di Lui, ho reso testimonianza che questi è il Figlio di Dio”.
L’espressione “passare avanti” è tipicamente iniziatica, la si ritrova anche in Esodo 33, dove YHWH “passa avanti” a Mosé, che gli chiede di mostrargli tutta la sua Gloria:
“Farò passare davanti a te tutto il mio splendore e proclamerò il mio nome […] ma non potrai vedere il mio volto […] vedrai solo le mie spalle”. Ciò significa che Mosé non era pronto per la piena e totale rivelazione a sè stesso, solo Gesù era destinato a realizzare lo stato cristico, inaugurando una nuova era.
Tutti coloro che negli ultimi anni hanno evidenziato un rapporto conflittuale tra Gesù e Giovanni,non hanno compreso che, quando un iniziato si battezza nella Fonte, inizia a realizzare il Cristo in lui.
Nella fattispecie, Giovanni-Yahwé, il Vecchio Uomo, diventa Gesù-Yashwé, il Nuovo Uomo, il Cristo. Il Figlio diventa il Padre e il Padre il Figlio.
Questo è il senso di “dopo di me viene un uomo” e “mi è passato avanti, perché era prima di me”.
Cristo rappresenta lo Spirito Divino in Giovanni (come per ogni uomo), cosicché è preesistente all’uomo-Giovanni.
Ma è detto che “viene dopo” poiché l’uomo Giovanni deve realizzarlo, deve concepirlo in sé e lasciargli il posto una volta completata l’opera iniziatica.
Il vero Figlio di Dio, di cui Giovanni parla, non è lo stesso Giovanni, ma il Cristo interiore, lo Spirito Divino, per la cui nascita l’iniziato deve lavorare, sacrificando se stesso con la morte iniziatica sulla croce della materia, simboleggiata dall’alchemico taglio della testa del Battista, che doveva morire in vita e lasciare il posto alla sua Coscienza Superiore.

Questi è il Figlio dell’Uomo che dovrà, con il sacrificio, perdere la natura mortale, esaltando nella natura umana la coscienza del divino. Un antico detto latino recita: ubi maior, minor cessat, cioè, “quando appare il maggiore, il minore cessa di esistere”.
Perfino Paolo ha trattato questo tema fondamentale in più occasioni: “Dovete deporre l’uomo vecchio con la condotta di prima, l’uomo che si corrompe dietro le passioni ingannatrici, e dovete rinnovarvi nello spirito della vostra mente, e rivestire l’uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella vera santità” (Efesini 4,22).
Cristo è noto agli iniziati come l’Adam Kadmon, l’uomo primordiale, l’essere perfetto.
I Sufi identificavano nel kadmon (qdm o kdm) l’eterno, l’antico, “colui che viene prima e dopo”.
Anche nel Vangelo apocrifo di Tommaso è presente lo stesso concetto: “[…] vedrete immagini vostre che sono venute in essere prima di voi, che non muoiono e che non sono rese manifeste […]”.
Questo discorso è coerente con la “staffetta” Giovanni-Gesù.
In Atti degli Apostoli 13,25 si conferma quanto detto: “Diceva Giovanni sul finire della missione: “Io non sono ciò che voi pensiate che io sia”. Ciò equivale a dire: “Giovanni è solo la mia identità apparente, Cristo è quella reale e spirituale che dovrà sbocciare”.
Senso perfettamente applicabile alle parole presenti in Giovanni 1,20: “Io non sono il Messia; il Messia deve ancora venire”, e di Giovanni 3,28:
“Non sono Io il Cristo, ma sono stato mandato innanzi a lui. Egli deve crescere ed io diminuire”.
Il Battista non aveva probabilmente ancora realizzato Cristo dentro di sé, ma per farlo doveva “divorare” la propria componente umana, per far emergere quella divina.
In tal senso l’uomo Giovanni diminuisce e il Dio-Cristo interiore aumenta.
La stessa data di morte del Battista, il 29 della nostra era, è la medesima in cui Gesù inizia la sua missione.
Sembra proprio che dietro la storia biblica, narrata in forma volontariamente confusa, si celi un simbolismo che riunifica in Uno le due personalità.
Pochissimi avranno fatto caso al significato nascosto dell’esclamazione: “verrà dopo di me Uno”.
L’Uno che viene dopo Giovanni, che lo sostituirà, è proprio l’Essere Uno o Unitario (e trino), l’Unigenito Figlio di Dio che, fate bene attenzione, non significa “Unico Figlio” bensì “Fatto Uno”, cioè Unificato e non più doppio, come ogni altro essere umano, in sostanza è l’Uomo Perfetto, il Figlio dell’Uomo, quello in cui le due nature maschio-femmina si sono unificate. Sembra che qui venga riproposto il mito greco dei Dioscuri, ove Castore è come Giovanni e Polluce, l’immortale è come il Cristo.

Se tutta una serie di indizi simbolici, codificati negli scritti sacri, suggerisce che Giovanni e Gesù fossero la stessa persona, esistono tracce più evidenti nelle religioni e nei documenti successivi all’epoca in cui si svolsero i fatti in questione, che possono fornirci conferme?

Non è solo nei Vangeli che tali indizi sono presenti.
Il Cristianesimo originario si divise in diverse correnti e quella cattolica fu solo una di queste.
È tra i Catari della Linguadoca, cristiani legati a un culto più vicino alle origini, che troviamo, non a caso, interessanti legami con la nostra ipotesi.
I Catari in alcuni loro resoconti ci hanno lasciato tracce della vera identità di Gesù: Giovanni.
In un testo cataro della regione di Foix, si narra che Dio chiede agli spiriti celesti chi avrebbe voluto essere suo figlio: “. Uno degli spiriti presenti che si chiamava Giovanni allora si alzò e disse che voleva esser lui il Figlio del Padre”. Che il nome del Messia fosse Giovanni si rileva anche nell’esposizione, da parte del cronista Guglielmo di Puylaurens, nel dibattito che a Verfeil, nel 1207, oppose al vescovo d’Osma e a San Domenico due predicatori catari. Il cronista ci informa: “Si capitò su quello che il Signore dice in San Giovanni 3.1: “Nessuno è salito al cielo…”. Il Vescovo d’Osma chiese che senso loro dessero a questo testo. Uno di loro rispose che Giovanni, che parlava, si definiva come “il Figlio dell’Uomo che è nei cieli”. Il cataro Belibasta, l’ultimo dei giustiziati dall’Inquisizione, diceva: “Non c’è che il Padre celeste che sia Dio. Il figlio di Dio, cioè Cristo, non è Dio per natura, ma è un angelo, un messaggero, poiché prima di venire in questo mondo si chiamava Giovanni”. Gli stessi Albigesi sostenevano che il Messia aveva un nome diverso da Gesù e che tale nome era Giovanni, fatto condiviso dai Catari Fiorentini. Nei loro scritti si legge: “Dictum Johannem missum a Deo lucis” cioè: “Detto Giovanni fu mandato da Dio sotto forma di luce”. I Catari conoscevano, ovviamente, molto bene l’Antica Tradizione del grande Oannes.

Anche i cristiani copti dei primi secoli dopo Cristo, coloro che gravitavano nell’orbita di Alessandria d’Egitto, identificavano in Giovanni Battista il Dio caldeo Oannes (Joannes), associato, come detto più volte, a Melkitzedeq, il Re delle acque e del mondo, che i Sumeri chiamavano Ea (Signore delle acque).
Origene, gnostico Alessandrino, dice (Origene, Vol. II): “Vi sono alcuni che hanno considerato Giovanni Battista come l’Unto (Cristo)”. Nel Codex Nazira II, è detto: “Johanan (Giovanni) il figlio di Abo Sabo Zacariah, dirà a sé stesso: ”. Parole che figurerebbero bene nella bocca di Gesù, quale Re di Giustizia e portatore del Battesimo di Fuoco, come espresso in Apocalisse.

Giovanni il battista ed il Corano

Se allora Giovanni era il Messia, essendo egli Gesù, bisognerebbe ricavare da qualche fonte un indizio che consenta di verificare se i genitori di Gesù fossero i medesimi di Giovanni, e questa fonte esiste ed è anche molto autorevole: il Corano.
Risulta molto importante per la nostra analisi la descrizione che si fa nel libro sacro musulmano della famiglia di Gesù, in quanto essa corrisponde proprio alla famiglia di Giovanni Battista.
Per il Corano, Gesù e Battista avevano lo stesso padre: Zacaria Josephus.
Di qui il nome Giuseppe, nel Vangelo, per il padre di Gesù.
La madre biologica era naturalmente Elisabetta, la “Maria-Iside” della comunità essena.
La Sura III, 37 è esplicita al riguardo: “E Allah accettò Maria e la fece germogliare, di germoglio buono. E Zaccaria la prese sotto la sua tutela, e ogni volta che Zaccaria entrava da lei nel santuario, vi trovava del cibo e le diceva: . E lei rispondeva: . E là Zaccaria pregò il suo Signore, dicendo: . Allora gli angeli gli dissero: ”.
Quindi, per il Corano, Maria era sposa di Zaccaria e, pertanto, corrisponde alla Elisabetta dei Vangeli, la Madre di Giovanni l’eletto, colui che in sé porta il germe cristico a cui Giovanni stesso darà testimonianza.
Ciò ricorda i parti virginali e miracolosi, il cui prototipo è quello di Melkitzedeq da parte della madre Sofonim, narrato nel Libro di Enoch.

Il Vecchio e il Nuovo Uomo


Emergere dalle acque battesimali equivale a una rinascita.
Di qui, si capirà meglio quanto riferito in Matteo 3.15: “Appena battezzato, Gesù (il nuovo uomo) uscì dall’acqua ed egli (chi? Giovanni o Gesù?) vide lo Spirito di Dio scendere come una colomba e venire su di lui”.
La Colomba presenta la stessa valenza del Ba dell’esoterismo egizio.
Il Ba-Colomba è l’anima purificata, è la Venere (di Botticelli) che emerge dalle acque.
E’ questa la fase al bianco della trasmutazione, l’albedo, da cui la colomba (anima o corpo lunare purificato).
Quello di Giovanni Battista era il Battesimo dell’acqua, la discesa della Grazia (la colomba) nell’individuo umano.
E’ un caso che tra gli indù, Agni (assimilabile a Oannes-Giovanni-l’Agnello di Dio) nasca dall’acqua? Da sempre l’immersione in acqua equivale sul piano umano alla morte, e sul piano macrococosmico alla catastrofe. Disintegrando ogni forma, le acque possiedono questa virtù di dissoluzione e rigenerazione, cosicché colui che ne esce è simile a un bambino senza peccati e senza storia (Melkitzedeq-Cristo è senza genealogia, ci informa S. Paolo nella Lettera agli Ebrei). Simbolicamente, immergersi nelle acque equivale a una sepoltura, a un viaggio nell’Ade, negli Inferi della propria terra (Vitriolum). Riemergerne corrisponde alla purificazione, al rinnovamento, alla rinascita.

Il precursore


Come possiamo identificare nei Vangeli questo processo iniziatico-simbolico che porta Giovanni l’umano a ricevere l’energia cristica e divenire Gesù? Nel Vangelo di Luca è presente, sebbene in maniera velata, tale consacrazione. Il Benedictus è recitato durante la circoncisione di Giovanni proprio da Zaccaria, che il Corano indica come padre di Gesù: “Benedetto il Signore, Dio di Israele, perché ha suscitato per noi una salvezza potente nella casa di Davide come aveva promesso per bocca dei suoi santi profeti d’un tempo […]. E tu bambino, sarai chiamato profeta dell’Altissimo, perché andrai innanzi al Signore preparandogli la strada, per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza […]” (Luca 1,67-81). Il passo di Luca ci illumina sul fatto che Giovanni era di stirpe davidica, cioè della linea di sangue del Santo Graal, destinato a istruire sulla salvezza dal Regno delle Tenebre.
Per chi voglia intendere, risulta evidente che il vero concetto di Messia ( “venne un uomo mandato da Dio”) non è semplicemente l’uomo Giovanni-Gesù, ma il Verbo (l’energia cristica) fatto carne, che Giovanni, l’eletto, realizzerà in sé.
In tal senso Giovanni realizza un concetto già conosciuto in Egitto. Il Faraone è la “Grande Casa di Dio” (in egizio Per-aa-on), il suo Tempio Vivente. In Egitto il “precursore” era detto Wapwaut o Upuaut, “Colui che apre la via” o “Apripista”, termine analogo alla parola inglese wipeout il cui significato è “spazzar via tutti gli ostacoli, fare pulizia, sgombrare la strada”. L’analogia simbolica tra le figure del Battista e di Upuaut è rilevabile nella lingua greca.
Infatti, il greco bapto (battezzo) deriva palesemente dall’egizio Wpwt. Giovanni dice: “Preparate le Vie del Signore”, inducendo, in tal modo, tutti a fare ciò che lui sta facendo, cioè “aprire la via” allo Spirito di Luce. Lo Spirito di Luce, l’energia cristica, in senso Tradizionale, è associata al Sole, e l’annuncio di questa venuta in Giovanni la si ritrova in Apocalisse 22, in cui Gesù afferma di essere la “Stella del Mattino”, alludendo alla sua identità umana come Giovanni Battista, noto tra gli Esseni come la “Stella” (Kokba), e “Leone della Tribù di Giuda” (Apocalisse 5,5).
Giovanni è la stella del Mattino, in quanto è il precursore, cioè anticipa, come fa la Stella del Mattino, la levata del Sole (simbolo dello Spirito Vivente).
Giovanni, pertanto, rappresenta ciò che in alchimia è chiamata la “Pietra Grezza”, la materia allo stato grossolano che va lavorata e sgrossata per divenire “Pietra Angolare”.
Gesù di sé dirà: “Io sono l’Alfa e l’Omega”, ed è proprio Giovanni a rappresentare l’Alfa e l’Omega. Questa unione di inizio e fine è stata codificata dagli antichi nella figura del Giano bifronte (Juana-Giovanni) e legata ai momenti astronomici dei due Solstizi, legati alle figure dei due Giovanni, il Battista e l’Evangelista. Ciò indica, ancora una volta, la commistione dell’identificazione umana di Gesù con Giovanni.

Nel Vangelo di Matteo Gesù dice: “Egli (Giovanni) è più di un profeta. Egli è colui del quale sta scritto: ” (Matteo 11.10).
Questo passo afferma che Giovanni è il precursore, colui che reca in sé il germe cristico, l’Elia.
Quindi, Gesù-Giovanni dichiara che i profeti, come Isaia, che parlavano di un nuovo messia, alludevano alla persona di Giovanni poiché egli è la reincarnazione di Elia .
Quindi, Giovanni è il messia annunciato dai profeti, poiché lo spirito cristico, già presente in Elia, prototipo del Messia, è in lui.
Che Elia sia l’anima di Giovanni-Gesù è dimostrato anche dall’invocazione sulla croce da parte di Giovanni-Gesù allorché invoca Elia: “Eli, Eli, lama sabactani”. Un’altra plausibile teoria è che quel Eli che Gesù invoca sia il Padre, l’Altissimo, noto come El Elyion.


Vi sono anche delle contraddizioni nei Vangeli, sorte dalla separazione delle figure di Giovanni e Gesù.
Nel Vangelo di Giovanni, il Battista, in risposta ai Giudei che lo interrogavano chiedendogli se egli fosse Elia, dice: “Non lo sono” (Giovanni 1,21).
Eppure abbiamo visto che Matteo, senza esitazioni, afferma che Giovanni è la reincarnazione di Elia.
Ciò può voler dire una sola cosa. Che Giovanni incarnava Elia, ma che egli non si reputava tale, in quanto, in quel momento, non aveva ancora ricevuto la colomba e, pertanto, non si sentiva ancora il Messia, il nuovo Elia.
Un’altra contraddizione è riscontrabile nel seguente passo: “Il giorno dopo Giovanni stava ancora là con due dei suoi discepoli e fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse. . E i due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. Gesù allora si voltò e, vedendo che lo seguivano, disse: . Gli risposero: . Disse loro: ” (Giovanni 1,35).
Questo passo è palesemente e volutamente ambiguo.
In effetti, i due discepoli che seguirono Gesù non fecero altro che seguire Giovanni, entro il quale Cristo dimorava.
Infatti, il brano dice che i due discepoli seguirono Gesù, ma successivamente dice anche: “Uno dei due discepoli che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito […]”.


Allora la domanda è legittima: i discepoli seguirono Gesù o Giovanni?

Dalla nostra analisi si evince che seguirono Giovanni-Gesù. Emblematica è anche l’espressione “fissando lo sguardo su Gesù che passava”, che rimanda a Giovanni 1,30: “Dopo di me, viene un uomo che mi è passato avanti”. In chiave iniziatica è sempre l’Uomo Nuovo, il Risorto che passa avanti al Vecchio Uomo, in virtù del sacrificio di quest’ultimo. Quindi, iniziaticamente, il paradigma del sacrificio viene capovolto: il sacrificatore è Cristo (Melkitzedeq-Caino), l’Uomo spirituale, l’Adam Kadmon dei qabalisti; il sacrificato è l’Agnello (Agni-Giovanni-Abele), l’uomo materiale, l’umano. Per questa ragione in Genesi 4,4, l’offerta dell’agnello di Abele è accettata dal Signore e, al contrario, è rifiutato il sacrificio di Caino. E’ l’agnello Abele che và sacrificato per far emergere il nuovo uomo Caino. Ciò è vero al punto che cohen in ebraico sta per “sacerdote”, e kainòs, in lingua greca, significa “nuovo”. L’analogo verbo greco kainumai vuol dire “splendere, eccellere, superare, vincere, prevalere, emergere”. S. Paolo, nella Lettera ai Romani 6,13, dice che occorre offrire sé stessi a Dio come vivi che tornano dai morti, vale a dire come uomini nuovi.

È di pochissimi iniziati la giusta interpretazione della figura di Caino, storicamente e universalmente considerato come la manifestazione della brutalità umana. In realtà, la storia e la figura di Caino costituiscono un’allegoria iniziatica, sulla base della quale posso affermare, senza tema di smentite, che Gesù è iniziaticamente “il Caino, l’Essere Superiore autogenerato e autorinnovato, l’Uomo fatto da sé”.

Caino è l’Uomo Divino creato dal Sacrificio e che dal Sacrificio trae la sua essenza e la sua origine. In molti miti primordiali è possibile riconoscere questa verità iniziatica, espressa in termini di eroi o déi che lottano contro mostri, draghi, serpenti, tori e altre forze selvagge, cioè di forze rappresentanti i differenti aspetti materiali che costituiscono la natura umana che, con questo simbolico processo, viene divinizzata. E’ il dominio degli istinti corporali, con il quale l’anima si lega sempre più al gemello celeste anziché a quello terrestre. Di qui la nascita di un Dio, che scaturisce dalla potenza del caos che reagisce contro sé medesima, che smembra sé medesima, elevandosi spiritualmente a un piano di coscienza vibrazionale superiore. Tale è il senso del “Sacrificio di sé”.

Nel sacrificio, l’iniziato accende e rinnova sè stesso andando a ricostituire l’essenza di un Dio. Egli attrae e affronta forze ancora allo stato selvaggio, per esercitare su di esse l’atto dominatore e trasfiguratore. Questo è il vero senso della storia di Caino, altrimenti sarebbe davvero arduo comprendere il motivo dell’apposizione del sacro sigillo sulla sua fronte, il simbolo degli Eletti e dei toccati dalla Grazia.

La Storia dei Mandei .

Alla morte del Battista , i Mandei, certamente piu' numerosi dei discepoli di Gesu', volendo restare fedeli al maestro ed alla sua dottrina , decisero di staccarsi dalla comunita' protocristiana ed andare via dalla Palestina e si traserirono nell’odierno Iraq settentrionale .

Verso il 100 d.C. molti di loro si stanziarono ad Harran ,nell'odierna Anatolia.

Qui trovarono un’antica cultura di tradizione Babilonese con culti pagani,che veneravano Dei stellari e dove perdurava la tradizione Ermetica di Thot, giunta da Alessandria attraverso la rotta carovaniera di Edessa.

Si puo’ dedurre quindi che I Mandei scelsero questo luogo non a caso,quivi infatti convissero pacificamente con la popolazione del luogo per alcuni secoli.

Nel 830 d.C., divenute tali terre di religione Islamica ,gli abitanti locali furono costretti dal Califfo Al-Mamum, a convertirsi all'Islam , o a dichiarare e dimostrare di appartenere ad una religione presistente, contemplata nel Corano.

Fu’ cosi’ che la popolazione indigena di Harran congiuntamente a quella dei Mandei , adottarono il nome di Sabei - I lavati - che veniva mensionato (popolo del Libro) , nel Corano sotto i tratti del profeta esoterico Idrîs, con l’ appellativo di Khidr (il Verde)

I Sabei dichiararono inoltre di venerare il Profeta Hermes Trismegisto (L’egiziano dio Thot ).

E' qui appunto che avviene la definitiva fusione tra Mandei ed abitanti di Harran in quelli che poi furono indicati in seguito nella storia, con il nome di Sabei.

Nello stesso anno, siamo circa nell' 800 d.C. fu fondata la ’Confraternita dei Costruttori " , derivata dagli gnostici israeliti, rifugiatisi nel'odierno Iraq del sud.

Circa un secolo dopo, al Cairo , furono scritte le loro dottrine segrete, (degli Israeliti) in 50 trattati che consistevano nei Quarantadue libri di Thot e dalle Epistole dei Fratelli Puri

Nel 1000 d.C circa, tale dottrina segreta fu’ introdotta a Toledo, in Spagna, dall’esoterico Maslama, che si ritiene facesse parte di una comunita' li' nel tempo stanziatasi, di origine Sabea.

Nel 1085, a causa delle persecuzioni Cristiane, la scuola esoterica di Maslama, dovette pero' fuggire da Toledo e venne accolta in Francia alla scuola del Rabbi Rashi , che alcuni anni prima, nel 1070,aveva fondato la sua scuola Qabalistica alla corte di Blois e Champagne e poi sede definitive a Troyes , sotto l'ala protettiva del ricco e potente mecenate : Il Conte di Campagne.

Fu’ cosi’ che tale dottrina segreta , in particolare Le Epistole dei Fratelli Puri degli Ismaeliti, giunsero in Francia alla scuola di Rashi, dove e' probabile che Stephan Harding, priore di Citeaux e mentore di Bernard de Clairvaux ( Bernardo di Chiaravalle) ne sia venuto in possesso.

L’orientalista Allan Oslo suggerisce nei suoi studi che le Epistole dei Fratelli Puri degli Ismaeliti , utilizzando una scrittura simbolica necessitassero di una chiave esoterica per essere decifrate, che era a conoscenza solo tra gli iniziati della ’Confraternita dei Costruttori; percui ha azzardato l'ipotesi che uno dei fini della costituzione dei Monaci Templari fosse quello di venire in possesso, in terra Santa, delle necessarie chiavi di lettura in lingua Araba.

Come avvera' in seguito, nel rinascimento in Toscana , questa terra, dominio del Conte di Champagne , uomo di grande splendore e ricchezza, fu il palcoscenico della nascita dell'Ordine dei Cistercensi, dell'Ordine di Sion e dell ’Ordine dei Cavalieri del Tempio o Templari, e proprio questa lingua di terra a ridosso dei Pirenei , conosciuta come Linguadoca, divenne pian piano teatro di misteri tutt’ora irrisolti, ed oggetto di ricerca , sul popolo Cataro, e la sua orrenda crociata, sui Templari, I Monaci Cistercensi, e tutta la letteratura sulla Maddalena e la discendenza Merovingia.

Al tempo delle crociate la Terra Santa era un crocevia ed un crogiolo di culture, tradizioni e religioni, ed e' ormai certo che i Templari ebbero relazione con i Drusi, una comunita' mussulamana le cui credenze religiose spaziano dal Corano ,agli scritti Pitagorei, Platonici ed Ermetici.

E' quindi piu' che possibile che i Templari abbiano avuto contatti con i membri della Confraternita.

Non e' escluso come ho accennato che Harding , venendo a conoscenza del contenuto delle Epistole , vi scopri' qualcosa di importante che lo spinse ad organizzare gli scavi , presso le rovine del Tempio di Salomone, a Gerusalemme, dando luogo cosi' alla nascita dell'ordine militare religioso.

SEGUACI del Re della LUCE -MANDEI - SABEI


Nel XVII secolo i missionari gesuiti che tornavano dalla regione attorno ai fiumi Eufrate e Tigri, nell'odierno Iraq, raccontarono dell'esistenza di una setta definendola «Cristiani di San Giovanni». Nonostante vivessero tra i musulmani e fossero circondati dagli arabi, aderivano a una forma di cristianesimo in cui era centrale la figura di Giovanni Battista. I loro riti si imperniavano sul battesimo, non solo come cerimonia per accogliere un nuovo membro nella congregazione, ma come momento significativo in tutti i riti.(1)
I «Cristiani di San Giovanni» venerano San Giovanni Battista, ma non possono essere definiti «cristiani».Ritengono infatti che Gesu fosse un falso profeta, un millantatore che ingannno’ deliberatamente il suo popolo.
Tuttavia assunsero questo nome per difendersi dalla continua minaccia di giudei, musulmani e cristiani.
Come recitano le parole del loro libro sacro, il "Ginza":

«Quando Gesu vi opprime, dite: “Noi apparteniamo a te”. Ma non sia cose nei vostri cuori, non negate la voce del vostro Maestro, l'alto Re della Luce, perché al falso Messia non c stato rivelato il mistero».

Oggi questa comunita’ e’ presente nel Sud dell'Iraq e nel Sud-Ovest dell'Iran ed e’ identificata con il nome di Mandei.
Si tratta di un gruppo profondamente religioso e pacifico, la cui fede proibisce la guerra e lo spargimento di sangue.
I suoi membri vivono soprattutto in villaggi e comunita’ e molti lavorano nelle grandi citta’ come orafi e argentieri. Hanno una propria lingua e scrittura, entrambe derivate dall'aramaico, la lingua parlata da Gesu e Giovanni.

Nel 1978 ammontavano a poco meno di 15 000 persone, ma dopo la persecuzione ordinata da Saddam Hussein dopo la Guerra del Golfo possono essersi quasi estinti; la situazione politica in Iraq rende impossibile una stima attendibile.

«Mandei» significa letteralmente «gnostici» (dall'aramaico “manda”, gnosis) ed c termine che si riferisce propriamente solo ai laici, anche se viene spesso applicato a tutta la comunitr.

I loro sacerdoti sono chiamati «nazorei»

Fino al 1880 nessuno aveva studiato seriamente i mandei: gli studi piu approfonditi sono ancora oggi quelli compiuti da Ethel Stevens Drower negli anni immediatamente precedenti la seconda guerra mondiale.
Vincendo la loro motivata riservatezza e diffidenza, la Drower riusce a farsi esporre i punti fondamentali delle loro dottrine, i fatti piu importanti della loro storia e a prendere visione dei papiri segreti contenenti i loro testi sacri.

Raccolse anche una documentazione fotografica dei loro riti e copie dei libri sacri. (Nel XIX secolo studiosi tedeschi e francesi avevano cercato inutilmente di rompere quel muro di segretezza.) Ma c certo che molti segreti dei mandei restano tuttora tali per gli estranei.

I mandei hanno molti testi sacri, il piu importante dei quali c il "Ginza" (Tesoro), chiamato anche Libro di Adamo.
Altri testi significativi sono il "Sidra d'Yahia" o "Libro di Giovanni" (a volte anche "Libro dei re") e lo “Hawan Gawaita", che c una storia della setta.

Il "Ginza" risale almeno al VII secolo d.C., mentre il "Libro di Giovanni" sembra sia stato compilato successivamente. In quest'ultimo testo Giovanni Battista c identificato con due nomi: "Yohanna" (cioc mandeano) e "Yahia", il nome arabo con cui appare nel Corano. L'uso frequente del nome arabo indicherebbe che il libro fu scritto dopo la conquista musulmana della regione attorno alla metr del VII secolo, ma contiene anche brani piu antichi.
La questione importante c quanto antichi siano.

Di solito si pensava che i mandei avessero scritto il "Libro di Giovanni", e descritto il Battista come profeta, per evitare la persecuzione musulmana, che tollerava, ossia non giudicava pagani, solo i popoli che aderissero a una religione implicante un libro sacro e un profeta.

Tuttavia i mandei appaiono nel Corano sotto il nome di «Sabei», il che significa che erano noti anche prima del VII secolo. Nel XIV secolo comunque furono quasi annientati dai dominatori islamici.

La regione in cui i mandei abitano oggi e’ l'ultima tappa di un lungo esilio, costantemente segnato da persecuzioni.
Le loro leggende, e gli studi moderni, mostrano che venivano dalla Palestina, da cui furono esiliati nel I secolo d.C e nel corso dei secoli successivi si spostarono verso est e verso sud.

Oggi restano solo pochi rappresentanti di una religione che fu molto diffusa.

La religione dei mandei e’ francamente, un confuso guazzabuglio e nel loro impianto teologico sono mescolati elementi di giudaismo vetero-testamentario; di gnosticismo eretico, di cristianesimo e di credenze iraniane dualistiche.
E’ difficile accertare quali fossero le loro originali convinzioni, anche perche gli stessi mandei sembrano averle dimenticate.

Tuttavia analisi minuziose hanno permesso agli studiosi di formulare alcune ipotesi, interessanti soprattutto per quanto riguarda la figura di Giovanni Battista.

I mandei rappresentano la sola religione gnostica sopravvissuta nel mondo: le loro idee sull'universo, la creazione e gli dei sono chiaramente gnostiche.

Essi credono in una gerarchia di dei e semidei, maschi e femmine, con una netta divisione .tra gli spiriti della luce e quelli delle tenebre.

L'essere supremo, creatore dell'universo e delle divinita’ minori, ha vari nomi, che si possono tradurre come «Vita», «Mente» o «Re della Luce».

Egli creo’ cinque «esseri della luce» che automaticamente originarono cinque opposti esseri delle tenebre.

La sottolineatura sulla luce e’ tipicamente gnostica ed ogni pagina del Pistis Sophia usa questa metafora. Per gli gnostici «essere illuminati» significa «entrare nel mondo della luce».

Come negli altri sistemi gnostici, questi semidei crearono e governano l'universo materiale e la terra. Anche il genere umano fu creato da un semidio che, a seconda delle varie versioni del mito, prende il nome di Hiwel Ziwa o Ptahil.

I primi uomini fisici furono Adamo ed Eva, Adam Paghia e Hawa Paghia, con degli opposti «occulti» in Adam Kasya e Hawa Kasya.
I mandei credono di essere discesi da due genitori delle coppie opposte: Adam Paghia e Hawa Kasya.
L'equivalente piu simile al demonio e’ la dea Ruha, che governa il regno delle tenebre, ma e’ anche considerata come lo Spirito Santo.

La sottolineatura sull'esistenza di forze uguali e opposte del bene e del male, maschili e femminili, tipicamente gnostica, e’ esemplificata nelle parole:

«[...] la terra c come una donna e il cielo come un uomo, perche esso rende la terra feconda» (4)
Una dea importante, a cui sono rivolte molte preghiere nei libri dei mandei, c Libat, che c stata identificata con Ishtar.


Per i mandei il celibato e’ un peccato, e gli uomini che muoiono senza aver contratto matrimonio sono condannati alla reincarnazione. Tranne che in questo caso, i mandei non credono nel ciclo della rinascita: alla morte l'anima ritorna al mondo della luce da cui era venuta, ed e’ aiutata nel suo cammino con preghiere e cerimonie che ricordano gli antichi riti funebri egizi.

La religione permea ogni aspetto della vita quotidiana dei mandei, ma il sacramento chiave c il battesimo, che caratterizza anche i matrimoni e i funerali. I battesimi si compiono per immersione completa in piscine appositamente costruite e collegate a un fiume chiamato «Giordano».
Il rituale comporta una serie di strette di mano tra sacerdoti e battezzati ed Il giorno sacro e’ la domenica.
Le comunita sono rette da sacerdoti, che prendono anche il titolo di «re» (malka), ma alcuni compiti religiosi possono essere svolti anche dai laici. Il sacerdozio e’ ereditario e prevede tre gradi: sacerdoti ordinari, chiamati «discepoli» (tarmide), vescovi, e un «capo del popolo», che da piu di un secolo nessuno e’ stato ritenuto degno di ricoprire questo ruolo.

I mandei considerano il Battista come uno dei piu importanti capi della loro setta, ma affermano di esistere da molto tempo prima del Battista. Inoltre, sostengono di aver lasciato la Palestina nel I secolo d.C., provenendo da una regione montagnosa che chiamano Tura d'Madau, non ancora localizzata dagli studiosi.


Nel XVII secolo, quando i gesuiti ne scoprirono l'esistenza, si pensa che i mandei fossero discendenti dei giudei che Giovanni aveva battezzato, ma oggi si ritiene possibile che le loro origini siano molto piu antiche.
Essi conservano tracce della loro vita nella Palestina del I secolo: la scrittura c simile a quella della Nabatea, il regno arabo che confinava con la Perea, dove predicava Giovanni Battista.Indizi contenuti nell' "Hawan Gawaita" inducono a ritenere che lasciarono la Palestina nel 37 d.C., quasi al tempo della crocifissione, ma non ne chiariscono i motivi ed e’ipotizzabile che siano stati indotti a fuggire dai seguaci di Gesu.
Fino a tempi recenti si pensava che i mandei venissero da una setta ebraica scissionista, ma ora e’ riconosciuto che non hanno radici giudaiche. Infatti, anche se i loro scritti comprendono i nomi di alcuni personaggi del Vecchio Testamento, non conoscono le tradizioni ebraiche e il loro giorno sacro non cade di sabato.
Tutto cin indica che probabilmente sono vissuti vicino ai giudei, ma non facevano parte di essi.
Gli studiosi hanno sempre considerato strana l'insistenza con cui i mandei affermano di provenire dall'Egitto.
Come dice la Drower, si considerano «correligionari» degli antichi egizi e uno dei loro testi afferma: «il popolo d'Egitto aveva la nostra religione».

Inoltre sostengono che la loro religione e’ nata, nella misteriosa regione montana ricordata come Tura d'Madai, da un popolo venuto dall'Egitto. Il nome del semidio che governa il mondo, Ptahil, ce’molto simile a quello del dio egizio Ptah, e le cerimonie funebri sembrano effettivamente quelle degli antichi egizi.

Dopo l'abbandono della Palestina i mandei vissero nelle terre dei parti e in Persia sotto il governo dei Sassanidi, ma si stabilirono anche nella citta’ di Harran che, come vedremo, ha particolare rilevanza in questa ricerca.

I mandei non hanno mai affermato che Giovanni Battista fosse il loro fondatore o che avesse istituito il battesimo, ne lo considerano superiore a un qualunque capo della loro setta, un "nasurai" (adepto).

Affermano che anche Gesu era un "nasurai", ma divenne «un ribelle eretico che portn gli uomini fuori dalla retta via e trade le dottrine segrete [ ...]»

Il "Libro di Giovanni" racconta la storia di Giovanni e di Gesu. La nascita di Giovanni e’ annunciata in sogno e indicata dall'apparizione di una stella che rimane sospesa sopra Enishbai (Elisabetta).
Il padre di Giovanni c Zakhria (Zaccaria), anziano e senza figli, come nel racconto del Vangelo.

Dopo la nascita del bambino i giudei complottano contro di lui, per cui viene nascosto da Anosh (Enoch) su una montagna sacra, dalla quale ritorna all'eta’ di ventidue anni.
Egli diventa il capo dei mandei e, significativamente, e’ presentato come un guaritore.

Giovanni c chiamato «pescatore di anime» e «buon pastore», appellativi che, come abbiamo visto, sono stati riferiti sia a Iside sia a Maria Maddalena, oltre che a Gesu, Simon Pietro e a molte antiche divinitr mediterranee, tra cui Tammuz e Osiride.

Il "Libro di Giovanni" riporta anche una lamentazione del Battista per una pecora perduta: si era impantanata nel fango per aver adorato Gesu.

Secondo la leggenda Giovanni sposa Anhar, ma la donna non svolge un ruolo importante. Invece, stranamente, non compaiono notizie sulla sua morte, salvo un'immagine suggestiva nel "Libro di Giovanni" in cui, dopo una morte serena, la sua anima viene portata via dal dio Manda-t-Haiy nella forma di un bambino; ma questa sembra essere piuttosto una poetica prefigurazione di cin che i mandei pensavano dovesse accadere al Battista.
Gli scritti dei mandei su Giovanni non furono mai considerati storicamente attendibili, ma e’ comunque sconcertante che essi ignorassero il suo martirio. E’ pero’ anche possibile che l'episodio svolga un ruolo centrale nei loro misteri segreti.

Nel "Libro di Giovanni" e’ descritta anche la figura di Gesu, sia con il nome "Yeshu Messiah", sia come "Messiah Paulis" (probabilmente da una parola persiana che significa «imbroglione» ) e qualche volta come "Cristo il romano".
Anche se il testo e’ piuttosto oscuro, fa la sua comparsa nella storia mentre studia per diventare discepolo di Giovanni: Gesu non era un membro della setta, ma un esterno. Quando si presenta sulle rive del Giordano e chiede il battesimo, Giovanni non e’ convinto che ne sia degno e glielo rifiuta, ma Gesu riesce a persuaderlo. Mentre Gesu viene battezzato, Ruha, la dea degli inferi, appare in forma di colomba e traccia una croce di luce sul Giordano.

Dopo essere diventato discepolo di Giovanni, in modo simile a quanto raccontato dai cristiani a proposito di Simon Mago, Gesu, come dice Kurt Rudolph, «travisa la parola di Giovanni, cambia il battesimo del Giordano e diventa sapiente attraverso la sapienza di Giovanni».

L' "Hawan Gawaita" denuncia Gesu con queste parole: «Egli travisn le parole della luce e le cambin in tenebre, converte coloro che erano miei e altern tutti i culti».

Il Ginza dice: «Non credere [a Gesu], perche pratica la stregoneria e l'inganno».

I mandei, nella loro confusa cronologia, attendono con ansia l'avvento di una figura chiamata Anosh-Uthra (Enoch) che : «accusera’ Cristo il romano, il mentitore, figlio di una donna che non e’ dalla luce» e «smascherera’ Cristo il romano come mentitore; egli sara’ legato dalle mani dei giudei, i suoi devoti lo legheranno e il suo corpo sara’ trucidato».

Un'altra leggenda racconta di una donna chiamata Minai (Miriam o Maria), figlia di «coloro che governano Gerusalemme», che fugge con il suo amante, mentre la famiglia cerca disperatamente di farla tornare (ma prima e’ chiamata, in modo colorito, «cagna in calore» e «debosciata» . La donna va a vivere con il marito alla foce dell'Eufrate, dove fonda la comunita’ dei mandei di cui diventa una profetessa, sedendo su un trono e leggendo brani tratti dal "Libro della verita".
Se, come sembra molto probabile, la storia e’ un'allegoria dei viaggi e delle persecuzioni della setta, indicherebbe che una fazione ebraica si era unita a un gruppo non ebraico, dando origine ai mandei.
Tuttavia il nome Miriai, il fatto che sia presentata come una «prostituta» e che diventi profetessa dopo aver lasciato la sua terra, ricordano la storia della Maddalena.
I papiri sacri dei mandei sono illustrati con figure di divinita’ molto simili a quelle presenti sui papiri magici greci ed egizi studiati da Morton Smith.

Sono stati fatti confronti tra le dottrine dei mandei e quelle dei manichei, i seguaci del maestro gnostico Mani (circa 216-276); in effetti, si pensa che la setta del Mughtasilah, a cui apparteneva il padre di Mani e in cui Mani crebbe, coincidesse con i mandei. E le sue dottrine esercitarono una forte influenza sulle sette gnostiche europee, anche sui catari.

G.R.S. Mead ha sottolineato le forti somiglianze che si riscontrano tra i testi sacri dei mandei e il "Pistis Sophia".Egli considera una sezione del "Libro di Giovanni" intitolata "Tesoro d'Amore" come «eco di una fase precedente» di quell'opera.(19) Ci sono somiglianze anche con parecchi documenti di Nag Hammadi legati ai «movimenti battesimali» del tempo e con alcuni dei papiri del Mar Morto.


Un'altra interessante considerazione riguarda Haran

(7 COLLI DI HARRAN E OGNI COLLE UN TEMPIO ),

Centro della Mesopotamia in cui vissero per qualche tempo i mandei. Fino al X secolo Harran fu la sede della setta dei sabei, gruppo importante nella storia dell'esoterismo.
I suoi membri erano ermetisti ed eredi dell'ermetismo egizio, estremamente influenti sulle sette mistiche musulmane come i Sufi, che sembrano avere a loro volta influito sulla cultura del Sud della Francia nel Medio Evo, per esempio sui Templari. Come scrive Jack Lindsay ne "Le origini dell' alchimia nell' Egitto greco-romano": «Uno strano insieme di credenze ermetiche, molte delle quali legate all'alchimia, persisteva tra i sabei di Harran, in Mesopotamia.
Essi sopravvissero come una setta pagana all'interno dell'lslam per almeno due secoli»

I mandei sono ancora chiamati Sabei (o Subba) dai musulmani contemporanei, per cui si possono identificare con i filosofi di Harran.

Si puo’ ipotizzare che, oltre all'Ermetismo, abbiano lasciato in eredita’ ai Templari anche il culto per Giovanni Battista e, forse, i loro segreti ?

Kurt Rudolph, probabilmente il maggior esperto contemporaneo della cultura dei mandei, sottolinea i legami tra i loro scritti e il quarto Vangelo:

Molti studiosi del XX secolo pensano che parti del Vangelo di Giovanni, in particolare il prologo, siano state «prese» dagli scritti dei seguaci di Giovanni Battista. Secondo alcuni di loro questi testi avevano un'origine comune: i libri sacri dei mandei. All'inizio del 1926 H.H. Schaeder suggere che il prologo del Vangelo di Giovanni fosse «un inno dei mandei assorbito dai circoli del Battista».

Secondo E. Schweizer , ha confrontato il discorso sul Buon Pastore nel Vangelo di Giovanni e la sezione del Buon Pastore nel "Libro di Giovanni concludendo che vengono dalla stessa fonte.

Secondo Rudolf Bultmann i mandei contemporanei sono i discendenti dei seguaci del Battista. Ci sono motivi convincenti per pensare che i mandei siano semplicemente un ramo della «Chesa giovannita».

Secondo il pensiero di W. Schmithals:
«Da una parte il Vangelo di Giovanni manifesta stretti contatti con la concezione gnostica del mondo.
La fonte dei discorsi, che Giovanni incorpora o a cui aderisce, e’ di matrice gnostica. Sono molto rilevanti le somiglianze con gli scritti dei mandei, le cui piu antiche tradizioni risalgono al tempo del cristianesimo primitivo».
Si c pensato che anche il materiale apocalittico contenuto nel Q,la fonte dei sinottici, venga dal "Ginza" dei mandei.
In modo analogo e’ stato suggerito che il sacramento cristiano del Battesimo derivi dai riti mandeici.

Le implicazioni di queste ipotesi potrebbero essere sconvolgenti. : E’ possibile che i Vangeli, cose importanti per i cristiani, non riguardino Gesu ma il suo acerrimo rivale Giovanni Battista?

Le notizie piu antiche sui mandei risalgono al 792, quando il teologo siriano Theodore bar Konai , citando dal Ginza, afferma esplicitamente che essi sono derivati dai seguaci di Dositeo che, come abbiamo visto, erano una setta eretica fondata da uno dei primi discepoli di Giovanni.

Anche Gesu era chiamato «nazoreo» , un termine che indicava gli appartenenti a un gruppo di sette della Samaria e della Galilea che esistevano prima della nascita di Gesu e si proclamavano custodi della vera religione di Israele.

Facendo riferimento al fatto che anche i mandei chiamano i loro adepti «nasurai»,

Hugh Schonfield afferma:
«C'c un buon motivo per credere che gli eredi di questi nazorei [...] siano gli attuali [...] mandei della regione a sud dell'Eufrate».

Il grande biblista inglese C.H. Dodds concludeva che :

I nazorei erano la setta a cui apparteneva Giovanni Battista o, piu correttamente, la setta che egli guidava; Gesu veniva indicato con quell'appellativo perché era stato un discepolo di Giovanni.
Le tradizioni dei Mandei confermerebbero molte delle ipotesi fin qui trattate :

· Gesu era stato un discepolo di Giovanni Battista, da cui si stacco’ creando un proprio movimento

· Giovanni Battista era molto popolare e aveva un largo seguito, una vera e propria «Chiesa» che sopravvisse alla sua morte

· I seguaci di Giovanni raccontarono episodi della sua vita che vennero modificati e inseriti in seguito nei Vangeli.

· I seguaci di Giovanni collegano la strage degli innocenti al Battista, di cui Erode temeva che fosse il vero «re di Israele».

· Due discepoli di Giovanni, Simon Mago e Dositeo. avevano fondato sette gnostiche, influenti ad Alessandria e giudicate eretiche dalla Chiesa cristiana primitiva.

· Alcuni elementi gnostici del Vangelo di Giovanni derivano dagli scritti dei seguaci di Giovanni

· I Mandei, presunti eredi della «Chiesa di Giovanni», sono gnostici percui si potrebbe concludere che Giovanni Battista stesso fosse gnostico. In questo quadro si giustificherebbero anche le affinita’ tra gli scritti dei mandei, quelli di Simon Mago, il Vangelo di Giovanni e i testi gnostici copti, soprattutto il Pistis Sophia, che si e’ rivelato importante nella nostra ricerca su Maria Maddalena.

· Le sette collegate a Giovanni Battista (mandei, simoniaci e seguaci di Dositeo) erano tutte originarie della Palestina (due di esse dell'eretica Samaria) e non seguivano la religione ebraica, percui si puo’ dedurre che anche Giovanni non fosse di religione ebraica.

· Inoltre, anche se lo gnosticismo trae spunti da diverse culture, particolarmente da quella Persiana, e’ dominante l'influenza della religione dell'antico Egitto, infatti molti insegnamenti e azioni di Gesu richiamano dei culti egizi ed i mandei stessi affermano che i loro antenati provenivano dall 'Egitto..

· La loro sottosetta, quella dei nazorei, ebbe in Giovanni Battista un capo pur rssendo stata fondata molto tempo prima.I seguaci lo onorano, ma lo considerano solo una guida storica e un profeta.

· I Mandei furono perseguitati, prima dai giudei e poi dai cristiani, e furono cacciati dalla Palestina, e si stanziarono piu a est verso i territori in cui vivono oggi.

· In accordo con il Talmud ebraico, i Mandei ritengono che Gesu fosse un imbroglione e uno stregone demoniaco, lo accusano di aver «portato fuori dalla retta via» i giudei e sostengono che venne condannato a morte come occultista.

Le sette collegate con Giovanni Battista, prese nel loro complesso, costituivano comunque un grande movimento.I mandei, i simoniaci, i seguaci di Dositeo e forse anche i Templari furono perseguitati dalla Chiesa cattolica.
Un piccolo gruppo di mandei rimase in Iraq, ma da qualche parte, anche nella stessa Europa, i «giovanniti» continuarono a esistere in segreto.

Nei circoli occultisti europei si diceva che i Templari avessero tratto le loro conoscenze dai «giovanniti orientali».
Altri movimenti segreti esoterici, come la Massoneria e in particolare quelle diramazioni di essa che si proclamano discendenti direttamente dai Templari e dai Riti egiziani, nonché il Priorato di Sion, hanno sempre venerato Giovanni Battista.

Inoltre, se il Vangelo di Giovanni contiene molte parti di documenti scritti dai seguaci di Giovanni Battista, si spiegherebbe non solo l'interesse che i «giovanniti» hanno sempre mostrato per questo Vangelo, ma anche la confusione, probabilmente deliberata, tra Giovanni Evangelista e Giovanni Battista.

Indubbiamente i mandei, ebbero origine in Medio Oriente ed e' probabile che, al tempo delle crociate, siano venuti a contatto con i Templari.