dr.francesco pensato
Nazoraios
I quesiti storici irrisolti
Prima di inoltrarmi in questo immenso, complicato e scottante argomento, che ha visto e vede impegnati migliaia di SCRITTORI, ricercatori, archeologi, filosofi, e’ opportuno subito chiarire, che esiste e deve esistere, un netto confine tra il Cristo Storico e la sua parola ed il suo messaggio di amore, cosi’ come tramandatoci sino ad oggi, dai Vangeli CANONICI, DAGLI Atti degli Apostoli e dalle epistole.
La parola di Gesu’ Cristo, il Nazareno, non merita nessun genere di irriverenza, perche’ racchiude in se’ un messaggio universale di pace ed amore, di cui l’umanita’ NON-PUO’ che tenerne CONTO.
Le infinite opere caritatevoli svolte quotidianamente da preti , frati , suore , associazioni cattoliche, possono solo aprirci il cuore e farci riflettere sull'efficicacia e la concretezza del messaggio evangelico del Cristo.
Altra cosa e’ l’analisi storica dell' uomo Gesu' Cristo , le sue vicende terrene e la corretta interpretazione di testi , manoscritti , papiri, nonche' rotoli che lo coinvolgono storicamente, giunti sino a noi nel corso di due millenni.
I dubbi che ne scaturiscono sono molteplici , di natura storica , di natura teologica, e non vanno interpretati come una aprioristica e sterile critica fine a se stessa o ancor peggio finalizzata alla distruzione della prima religione del pianeta , ma come corretti interrogativi , le cui risposte tentino di in qualche modo di fare luce, sulla complessa vicenda , nell'interesse unico della verita' storica.
La prima domanda che dobbiamo porci e’ se Gesu’ di Nazareth, figlio del falegname Giuseppe e della Vergine Maria, la cui nascita fu’ annunziata da un’Angelo , crocifisso a 33 anni e che dopo tre giorni risorse , sia credibile, documentabile , o artefatta e priva di riscontri storici.
E domandarci chi fosse , in realta',quel Giovanni il Battista , di poco piu’ vecchio di lui , suo cugino secondo i Vangeli , che lo battezzo’ e lo indico’ come il Messia che veniva dopo di lui, a completare l'opera , e domandarci quindi perche’ dopo averlo battezzato e riconosciuto, non si accodo’ a lui ma continuo’ separatamente la sua , antecedente, opera di proselitismo .
E chiederci, perche’ alla morte di Gesu e di Giovanni , I Giovanniti , suoi seguaci, si staccarono dal gruppo ed andarono fuori dai confini della Palestina, nell’odierno Iraq e poi ad Harran ( Anatolia) , prendendo il nome di Mandei (Gnostici : dall'aramaico “manda”, gnosis) .
E domandarci perche’ nei testi Mandei, " Ginza Iamina" ma in particolare nel " Hawan Gawaita " , Giovanni a proposito di Gesù disse : “Yeshu travisò le parole della luce e le cambiò in tenebre, convertì coloro che erano miei e alterò tutti i culti' viene additato come un traditore .
E domandarci inoltre, perche’ la crociffissione di Gesu’ avvenne in un giardino privato, proprieta’di Giuseppe di Arimatea, seguace di Gesu’ e magnate dell’epoca e perche’ si risolse in poche ore e senza la frattura degli arti inferiori , normale prassi nella crocefissione Romana dell’epoca.
E perche' fu' permesso ai congiunti di Gesu', di prelevare il il defunto, e deporlo in un sepolcro, contrariamente alla prassi Romana, che stabiliva che il condannato doveva restare in croce, sino a che i rapaci lo avessero straziato e guardato a vista da soldati.
E chiederci, perche’ ad arrestare Gesu', il profeta della pace e della fratellanza, Pilato (ed il Gran Sacerdote(, invio' una coorte di soldati , seicento soldati in assetto di guerra, contraddicendo di fatto la consolidata politica Capitolina di liberta' di culto.
E cercare di comprendere perche’ il Corano ,mentre da un lato riconosce l’importanza di Gesu’, e di Giovanni Battista , elevando il Cristo al rango di Profeta , nel contempo afferma che egli non mori’ sulla croce ” …… ma fece credere di morire sulla croce”.
Oppure chiederci perche’ trecento anni dopo la morte di Gesu’il Messia, un’Imperatore Romano di nome Costantino, discenente postumo degli artefici della crocifissione di Gesu’ stesso e del martirio di migliaia di suoi seguaci, fu’ elevato allo stesso grado di Messia dai padri fondatori della chiesa.
Ed infine con quale criterio furono selezionati i testi (I Vangeli), nel Consiglio avvenuto a Nicea nel 325 d.C., che avrebbero formato il Canone, dichiarando invece eretici altri, stralciando quelli scritti da chi aveva vissuto e conosciuto personalmente il Signore, come Filippo, preferendone altri, scritti invece oltre un secolo dopo la sua morte .
La lista di dubbi e degli interrogativi potrebbe continuare, e ci rende complessa una corretta ricostruzione storica, anche alla luce dei pochi riferimenti storici certi, provenienti degli scrittori e storici dell’epoca.
DEI REDENTORI
L’India antica ebbe piu’ di un Dio Redentore. In quella contrada, in cui il meraviglioso ed il soprannaturale hanno la loro culla, il Dio Redentore, Vischnu, si incarnò ben nove volte, prendendo forma umana per redimere l’umanita’ dal peccato originale.
Interessanti per noi sono soltanto l’ottava e la nona avatar o incarnazione di Vischnu, che nell’ ottava assunse la persona di Cristna e nella nona ,s’ incarnò in Budda.
L’ottava incarnazione di Vischnu e’ quella in cui comparve con il nome di Cristna
il redentore indiano, nasce anche lui da una vergine.. la vergine Devanaguy e la sua venuta è predetla nei libri sacri Indiani (Atharva, Vedangas, Vedanta).
Vichnu stesso, il Dio buono e conservatore, apparve a Lamy ,madre della vergine Devanaguy, per rivelarle i futuri destini di colei che stave per nascere, e le indicò il nome che avrebbe dovuto imporre alla madre del Redenore, ingiungendole perfino di non unire la futura figlia ln matrImoruo con nessuno, in quanto per lei dovevano compiersi I disegni di Dio.
Ciò accadeva circa 3500 anni pIrima dell’ era volgare nel palazzo del rayah di Maduranell’india OrIentale.
Al suo nascere la bambina ricevette il nome di Devanaguy, com’erà stato prescritto. Ravah di Madura fu informato in sogno che la donna doveva dare alla luce un figlio che lo avrebbe caciato dal trono.
Perciò il tiranno la fece rinchiudere in una torre di cui fece murare la porta,collocando una forte guardia intorno
Ma tutto fu vano; tante precauzioni non dovano Impedire che si verificasse ta protezia di Poulastya
Lo spirito divino di Vischnu attraverso’ I muri per conglungersl alla sua diletta” . Devanaguy fu obombrata dallo sririto di Dio che voleva incarnarsi ed ella concepi’ ed il bambino fu’ chiamato Cristna.
Il Tiranno di Madura, all’ annuncio del parto e della nascita di Cristna si infurio’ e ordinò in tutti I suoi stati il massacro del ragazzI maschi nati durante la notte in cui era venuto al mondo.
Quando Cristna comprese che per lui era giunta l’ora li abbandonare la terra e di ritornare nel seno di colui che l’ aveva mandato, si distaccò dai suoi discepoli, e sI reco’ alle sponde Gange.
Si immerse nel fiume sacro, poi s’inginocchiò preganando il CIelo aspettando la morte. In quello stato fu ferito con una treccia e sospeso ad un albero.
Colui che l’uccise fu condannato ad errare eternamente sulla terra.
Quando si sparse la notizia della morte del Redentore, ì suoi discepoli accorsero per raccorglere la sacra spoglia ma essa era sparita, essendo egli risuscitato ed asceso al cielo.
La nona incarnazione di Vischnu e’ quella in cui comparve con il nome di Budda
A sua madre fu rivelata in sogno la future grandezza
Egli scelse di nascere in una casta principesca – come Cristo da Davide
Ciò avveniva 628 anni prima di Cristo.
Alla sua nascita avvennero cose meravigliose; una luce abbagliante illuminò diecimila mondi, videro I ciechi,. parIarono I muti, camminarono gli zoppi e I paraliticI……
La madre di Budda si chiamava Maya, o Maia, e lo concepì in modo miracoloso, all’infuori di qualunque raplorto coniugale.
Il suo più gran discorso fu chiamato, dal luogo ove fu pronunciato : “La predica della montagna”, precIsamente come .quello di Cristo.
Dopo la sua morte, egli appare ai suoi discepoli in forma luminosa, con la testa circondata da un’aureola.
Anche Budda ebbe il suo discepolo traditore, Devadatta.
Non lasciò scritto nulla, ma le sue dottrine furono raccolte dai suoi discepoli, convocati in concilio generale. Fra questi ve ne furono due di natura molto diversa: l’uno serio , profondamente convinto e pieno di zelo.
L’altro dolcissimomo per natura e Prediletto da Budda; precisamente come san Pietro e Giovanni, discepoli di Cristo.
Budda, come Cristo, si ribellò al potere soverchiante dei preti. Come I cristiani, I buddisti sono divisi in varie sette e nel Buddismo si trovano tutte le pratiche religiose del cristianesimo.
Mitra
il Dio Redentore della Persia, che predispone il passaggio dell’ avatara, o incarnazione Indiana, nell’ incarnazione :Cristiana.
La differenza caratteristica che passa e’ che nell’incarnazione Indiana . la divinità fatta uomo non ha alcun vincolo di inferiorità rispetto al Padre celeste; mentre l’incarnazione Cristiana vi e’ una procedenza del figlio dal Padre.
Mitra, chiamato anche Signore, nasce in una grotta da Una Vergine .
Come Cristo nasce in una stalla il 25 dicembre, ossia al solstizio d’inverno.
La madre di Mitra rimane vergine anche dopo il parto Mitra, che nasce il 25 dicembre e che come Cristo, muore all’equinozio di primavera.
Anche lui aveva il suo sepolcro dove un giorno uno sacerdote dichiarava solennemente che Mitra era risuscitato e le sue pene avevano redento l’umanita’.
Oro ( poi Osirapide o Serapide)
Anche gli Egiziani avevano il loro Dio Redentore ,Oro, che nasceva da una vergine al solstizio d’ inverno e moriva all’ equinozio di primavera .
Era il fanciullo dei misteri la cui imagine, I sacerdoti , traevano dai loro santuari tutti gli anni al giorno fissato (25 dicembre)”. Il medesimo mito fu applicato anche,al re Amenophis III, che è utile ricordare, perché ne rimane documento importantissimo, il quale dimostra che ben, diciotto secoli· prima di Cristo, in Egitto si conoscevano già I misteri che si trovano nel Vangelo di san Luca (c. I e lI). Si tratta infatti di un quadro dipinto per una delle pareti del tempio di Luxor, ~nel quale si vedono le scene deli AnnunclazIone, della Concezione, della Nascita e .dell’Adorazione: Nella prima scena il dio That, il Mercurio lunare (L’Angelo Gabriele) salute La vergine e le annuncia che darà alla luce a un figlio. Nella scena seguente il dio Knept (lo Spirito) produce la concezione. Nella scena dell’adorazione il bambino riceve gli omaggi degli Dei e I doni di tre personaggi (I Magi).
Bacco
Anche Bacco nasceva al solstizio d'inverno e messo a morte discese all’inferno, da cui risuscitò.
Ogni anno si celebravano all’ equinozio di primavera I misteri della sua passione.
Come Cristo, Bacco si chiamava Salvatore: come lui aveva fatto dei miracoli guarendo gli ammalati e predicendo l’avvenire.
Nella sua infanzia si minacciò dì ucciderlo, tendendogli un’agguato.
Nei tempi di Bacco sI operava il miracolo dell’ acqua cambiata in vIno, come Gesu’ fece alle nozze di Cana.
Adone
nome che significa “mio Signore” – aveva feste che duravano,8 giorni (Adorne): 4 di lutto per la sua morte e 4 di festa per la sua risurrezione.
La lista di Dei redentori, con caratteristiche simili tra loro , potrebbe continuare.
Cio’ che se ne deduce, pero’ , e’ che al momento del concepimento di GESU’ molti altri Cristi con caratteristiche simili erano, gia’ apparsi , anche alcuni millenni prima.
GESU' CRISTO e gli aspetti Storici
Gli storici Ebraici
La gran parte degli esegeti riconduce tra il 27 a.C. ed il 37 d.C. la possibile apparizione di Gesu'Cristo sulla terra.
Questa e' all'incirca l'epoca a cui risalgono le opere di importanti storici Ebraici come : Giuseppe Flavio, Filone di Alessandria e Giusto di Tiberiade .
Esistono inoltre fonti extrabibliche e accenni al Cristo , che affronteremo di seguito.
Giusto di Tiberiade (contemporaneo di Giuseppe Flavio)
Scrisse diffusamente circa l'epoca di Erode il Grande ,fu' contemporaneo di Flavio Giuseppe e scrisse una Cronaca dei re giudei e una Storia della guerra giudaica. Secondo la notizia fornitaci da Fozio di Costantinopoli (820-886 d.C. circa), che conosceva l'opera oggi andata perduta, questo autore non ha mai menzionato Gesù nei suoi scritti. (Photius cod.13).
Filone di Alessandria (+ 42/50 d.C.), contemporaneo di Gesù
Lo scrittore parlando di Pilato.....: «A questo riguardo si potrebbe parlare della sua corruttibiità, della sua violenza, dei suoi furti, maltrattamenti, offese, delle esecuzioni capitali da lui decise senza processo, nonché della sua ferocia incessante e insopportabile» (LegGai 302).
Su Gesù, nessun accenno.
Giuseppe Flavio ( +37 e il 38 d.C )
Figlio di Mattia, nacque tra il 37 e il 38 d.C. .
Fu sacerdote a Gerusalemme e all’età di 30 anni circa guidò alcune truppe in rivolta contro l’esercito romano (66 d.C). Dopo quattro anni di guerra che si concluse con la distruzione di Gerusalemme e del suo tempio, Giuseppe ottenne di lavorare per i romani svolgendo il compito di storico presso Vespasiano (il futuro imperatore) a Roma.
Tra il 75 e il 79 d.C. scrisse un’opera dal titolo “Guerra giudaica” , che costituì un importante riferimento per la storia di Israele in questo periodo descrivendo le tristi gesta belliche alle quali anche lui aveva partecipato.
Il passo più importante con riferimento a Gesù di Nazareth l’abbiamo nel cosiddetto “Testimonium Flavianum” (la testimonianza flaviana) al cap. 18,63ss.
Questo testo pero' è stato oggetto di discussione negli ultimi decenni, poiche' si ipotizza che in realtà il passo sia stato interpolato (cioè, vi sono state aggiunte delle espressioni non originali).
Si ritiene cio' avvenne ad opera di uno scriba cristiano dopo la redazione originaria di Giuseppe Flavio. Oggi, sussistono 3 posizioni sull’autenticità del Testimonium Flavianum:
1) il testo è originale e autentico così come ci è stato tramandato da più fonti
2) il testo è stato interpolato successivamente da un autore cristiano
3) il testo è stato rielaborato successivamente da un autore cristiano partendo da un racconto originario di Giuseppe Flavio .
“Testimonium Flavianum”
Verso questo tempo visse Gesù, uomo saggio, ammesso che lo si possa chiamare uomo.
Egli infatti compiva opere straordinarie, ammaestrava gli uomini che con piacere accolgono
la verità, e convinse molti Giudei e Greci.
Egli era il Cristo. E dopo che Pilato, dietro accusa dei maggiori responsabili del nostro popolo lo condannò alla croce, non vennero meno coloro che fin dall’inizio lo amarono.
Infatti apparve loro il terzo giorno, di nuovo vivo, avendo i divini profeti detto queste cose su di lui e moltissime altre meraviglie.
E ancor fino al giorno d’oggi continua a esistere la tribù dei cristiani che da lui prende il nome.»
Come detto in precedenza su queste poche righe si basa uno dei fondamentali riferimenti , per avvalorare la storicita' di Gesu' Cristo.
Le due opposte posizioni, di coloro che considerano l'intero testo originale, e di coloro che lo considerano totalmente falso, a mio avviso sono ininfluenti se ci poniamo l'interrogativo seguente :
Perche' in venti libri delle Antichita' Giudaiche, comunque sia , l'autore si sofferma solo con poche righe (nel diciottottesimo libro ), su di un'avvenimento tanto importante, cioe' la vita e le opere del Messia ?
Tale riflessione potrebbe anche guidarci a considerare che a quei tempi , si narra che apparvero sulla scena storica vari messia o presunti tali.
Inoltre a causa delle migliaia di crocefissioni romane , tale avvenimento, riferito al sacrificio di Gesu', passo' quasi del tutto inosservato, salvo poi essere rielaborato e ricostruito nel corso del primi secoli , al fine di creare quella nuova religione che alcuni a torto o a ragione deifiniscono : Cristianesimo Paolino .
Fonti Extrabibliche
TALLO
Tallo era uno storico romano, o samaritano. I suoi scritti risalgono al 52 d.C. e sono andati tutti perduti. Oggi abbiamo soltanto alcuni frammenti presenti in testi di altri autori che lo citano.
Come ad esempio da Giulio l’Africano (170-240 d.C. circa), autore cristiano, che riporta, criticando, quanto scritto da Tallo::
"Tallo, nel terzo libro della sua Storia, definisce questa oscurità un’eclisse solare. Questo mi sembra inaccettabile. “
O un' autore greco Flegonte di Tralle (II sec.) cita il passo di Tallo in cui parla dell’eclisse che causò l’oscurità nel momento della crocifissione, dicendo che avvenne nella duecentoduesima olimpiade (39 d.C.) e ci fu talmente buio che si videro le stelle.
Per i sostenitori della storicita' di Gesu' Cristo queste citazioni confermerebbero la sua l'esistenza
Petronio
Petronio, autore latino del I sec., scrisse un’opera dal titolo Satyricon, dove viene riportato un episodio dal titolo La matrona di Efeso che e' una parodia circa la crocifissione e la risurrezione di Cristo
In pratica, Petronio narra (probabilmente per ironizzare contro chi sosteneva la risurrezione di Cristo) che furono crocifissi due uomini vicino alla tomba di un altro uomo appena morto che veniva pianto notte e giorno dalla moglie (la matrona di Efeso).
Il soldato che era di guardia ai due crocifissi finisce per adescare la donna e si unisce a lei nella tomba del marito defunto. Nel frattempo, i parenti di uno dei due crocifissi, vedendo che il soldato non era più a guardia ai due giustiziati, tirano giù dalla croce il corpo del loro caro defunto (sarebbe questa l’allusione di Petronio all’accusa fatta ai discepoli di Cristo del trafugamento del corpo di Gesù). Il soldato, accortosi che era rimasto soltanto un cadavere sulla croce e temendo di essere giustiziato, per celare il furto, appese alla croce il cadavere del marito della donna che nel frattempo era diventata la sua amante.
Mara bar Sarapion
Filosofo stoico Siriano, originario di Samosata, del I sec. d.C.
Fu incarcerato dai romani e dalla prigionia scrisse una lettera al figlio Serapion. Riportata da un manoscritto del VII sec. conservato al British Museum, questa lettera risale al 73 d.C. e riporta ammonizioni ed esortazioni che Mara invia al figlio Serapion.
Il testo di Mara bar Serapion è il seguente:
«Quale vantaggio trassero gli Ateniesi dall’aver ucciso Socrate, un fatto che dovettero pagare con la carestia e con la peste? O gli abitanti di Samo per aver bruciato Pitagora, visto che in un istante tutto il loro paese fu ingoiato dalla sabbia? O i Giudei per l’esecuzione del loro saggio re, visto che da quel tempo fu loro sottratto il regno?
Giustamente infatti Dio vendicò questi tre saggi: gli Ateniesi morirono di fame, gli abitanti di Samo furono sommersi dal mare, i Giudei eliminati e cacciati dal loro regno, vivono tutti nella diaspora. Socrate non è morto, grazie a Platone; né Pitagora, grazie alla statua di Hera, né il saggio re, grazie al nuovo insegnamento che aveva impartito»
Gaio Plinio Cecilio secondo, detto Plinio il Giovane,
(61-113 d.C.), nipote di Plinio il Vecchio (zio materno)
Nel 111 fu nominato dall’imperatore Traiano legatus in Bitinia. L’opera nella quale parla di Cristo è la raccolta di 10 Epistole.
È nella decima Epistola (X,96), inviata all’imperatore Traiano, che Plinio chiede direttive su come comportarsi con i Cristiani. Scrupoloso e devoto com’era verso Traiano, gli chiese consigli sul da farsi e gli sottopose una serie di questioni, dinanzi alle quali il principe dovette forse anche provare un certo fastidio.
Ecco il testo della Epistola X che Plinio scrive all’imperatore:
“Ho per massima, o signore, di riferirti le cose tutte delle quali sono dubbioso. Poiché chi può meglio guidarmi nel dubbio o illuminare la mia ignoranza? Io non ho mai preso parte a processi contro i Cristiani, e perciò ignoro quale colpa e sin dove si soglia punire o inquisire.
Sono rimasto non poco esitante se bisognasse avere riguardo dell’età degli accusati, o nessuna differenza bisognasse fare tra i giovinetti e adulti; se si debba dare il perdono alla ritrattazione, o se, a chi è stato sicuramente Cristiano, nulla giovi l’aver cessato di essere Cristiano; se meriti punizione la sola professione di fede cristiana, anche se manchino i delitti oppure i delitti inerenti a quella professione. Intanto così mi sono regolato con quelli, che mi venivano denunziati come Cristiani.
Ai confessi feci due o tre volte la stessa domanda, sotto la minaccia della pena capitale: e ho mandato a morte gli ostinati. Poiché io non dubitavo, quale che fosse quel che confessavano, doversi certo punire una caparbietà ed una ostinazione inflessibile. Altri folli, poiché erano cittadini romani, li ho annotati perché siano rinviati a Roma. Quindi, come suol succedere, per il fatto stesso che si era iniziato un procedimento giudiziario, cresciute le accuse, occorsero parecchi altri casi.
Mi fu messa innanzi una denuncia anonima, contenente molti nomi. Quelli che negavano di essere o di essere stati Cristiani, dopo che sulla formula da me pronunciata invocarono gli dèi e tributarono incenso e vino alla tua immagine che per tal prova avevo fatto recare coi simulacri dei nomi, ed inoltre maledissero Cristo, a nessuno dei quali atti si dice possano essere costretti quelli che sono veramente Cristiani, mi parve di doverli assolvere. Altri, denunciati da un delatore, dissero di essere Cristiani, e poi lo negarono; lo erano, sì, stati, dicevano, ma non lo erano più, chi da tre, chi da molti, e chi finanche da venti anni. Anche questi venerarono la tua immagine e i simulacri dei numi, e maledissero Cristo.
Affermavano poi che la loro colpa o il loro errore consisteva nella consuetudine di adunarsi in un giorno stabilito prima del levarsi del sole, e cantare tra loro a cori alternati un canto in onore di Cristo, come a un dio, e di obbligarsi con giuramento non a compiere male azioni, ma a non rubare, a non ammazzare, a non commettere adulteri, a non tradire la parola data, a non rifiutare se richiesti di restituire il deposito; compiuto questo rito, era loro costume di sciogliersi, poi di adunarsi ancora ad un banchetto, comune ed innocuo, e che anche ciò avevano smesso di fare dopo il mio editto, con il quale, secondo i tuoi ordini, avevo vietato i sodalizi. Per cui mi parve ben necessario di accertarmi della verità interrogando due schiave addette al culto cristiano, anche mediante la tortura. Ma trovai solo stramba e smodata superstizione; e, perciò, sospesa l’inchiesta, decisi di consultarti.
Mi parve degna di interpellanza la cosa, soprattutto pel gran numero di accusati. Chè in ogni età, in ogni classe, ed anche in ambo i sessi vi sono molti citati, o che possono essere citati in giudizio. Non solo per le città, ma per le borgate e le campagne si è diffuso il contagio di codesta superstizione; la quale pare si possa fermare e correggere. E certo si vede bene che hanno ricominciato ad essere frequentati i templi già quasi deserti, a essere riprese le solennità sacre da gran tempo interrotte, e a vendersi il pasto delle vittime, che non trovava quasi più compratori. Dal che è facile prevedere quanta gente si può far ravvedere, se è dato campo al pentimento”.
Ed ecco la risposta di Traiano:
“Traiano saluta Plinio. Ti sei comportato come dovevi, o mio Secondo, nell’istituire i processi di coloro che ti furono denunziati come Cristiani.Non è possibile infatti stabilire una norma generale e, per così dire, con un principio fisso. Non è necessario andarli a cercare; quando vengano denunziati e confessino, siano puniti; resti fermo tuttavia che chi neghi d’esser cristiano e lo provi con i fatti, adorando cioè i nostri dèi, ottenga per tal abiura il perdono, anche se per l’addietro fosse sospettato. Quanto poi alle denunce anonime, esse non devono avere alcun peso per nessuna accusa. Giacchè ciò è di pessimo esempio e d indegno dei nostri tempi.
P. Cornelio Tacito
fu uno dei più grandi storici della Roma antica.
Scrisse infatti due opere a carattere storico: Historiae (105-110 d.C.) e Annales (116-117 d.C.). In quest’ultima, tratta del periodo che va da Augusto (14 d.C.) fino a Nerone (68 d.C.)
Nell’analizzare l’operato dell’imperatore Nerone fu molto critico verso di lui, soprattutto per quanto riguarda l’ultimo periodo del suo regno. Parlando della sua folle condotta come imperatore spietato, Tacito parla anche della persecuzione verso i cristiani (Annales 15,44,2-5).
Dicono gli Annales (15,44) di Tacito che Nerone :
“si inventò dei colpevoli e colpì con supplizi raffinatissimi coloro che il popolo, odiandoli per i loro delitti, chiamavano Crestiani. Prendevano il loro nome da Cristo, che sotto l’imperatore Tiberio era stato condannato al supplizio dal procuratore Ponzio Pilato. Momentaneamente soffocata, questa rovinosa superstizione si diffondeva di nuovo, non solo per la Giudea, origine di quel flagello, ma anche per Roma, dove da ogni parte confluiscono e trovano seguaci ogni sorta di atrocità e cose vergognose.
Perciò, inizialmente vennero arrestati coloro che confessavano, quindi, dietro denuncia di questi, fu condannata una grande moltitudine, non tanto per l’accusa dell'incendio, quanto per odio del genere umano. Inoltre, a quelli che andavano a morire si aggiungevano beffe: coperti di pelli ferine, perivano dilaniati dai cani, o venivano crocifissi oppure arsi vivi in guisa di torce, per servire da illuminazione notturna al calare della notte. Nerone aveva offerto i suoi giardini e celebrava giochi circensi, mescolato alla plebe in veste d’auriga o ritto sul cocchio. Perciò, benché si trattasse di rei, meritevoli di pene severissime, nasceva un senso di pietà, in quanto venivano uccisi non per il bene comune, ma per la ferocia di un solo uomo”.
Caio Svetonio Tranquillo
(70-126 d.C.), proveniente dall’ordine equestre, ebbe come mecenate Plinio il Giovane che gli diede accesso a tutti gli archivi e ricoprì alte cariche ufficiali. Scrisse le biografie degli imperatori (De Vita Caesarum), in otto volumi, pubblicate tra gli anni 117 e 122.
Il primo riferimento a Cristo che abbiamo nelle opere di Svetonio è la seguente tratta dalla Vita di Claudio (23,4) , a proposito dell’editto di Claudio sui Giudei di Roma:
“Espulse da Roma i Giudei che per istigazione di Cresto erano continua causa di disordine”.
ed ancora dei cristiani dalla Vita di Nerone scrive che l’imperatore
“Sottopose a supplizi i Cristiani, una razza di uomini di una superstizione nuova e malefica” (16,2)
Publio Adriano
Imperatore Romano dal 117 al 138 d.C.
Dopo Tiberio, possiamo dire che fu il primo imperatore clemente nei confronti dei cristiani, come si può vedere da una lettera di risposta a Minucio Fundano, proconsole d'Asia, e che ci è pervenuta in greco sia attraverso Eusebio di Cesarea (Historia Ecclesiastica, IV, 9) che tramite Giustino (I Apol. 68).
In questa lettera, Adriano stabilisce che la sola prova di appartenere al gruppo dei cristiani non costituiva più, d'ora innanzi, elemento di reato per cui eseguire una condanna. Inoltre, l'imperatore decideva che dovevano essere gli accusatori dei cristiani a provare le presunte accuse contro di essi, e se non riuscivano a provare la fondatezza delle proprie accuse potevano incorrere in gravissime pene:
"Se pertanto i provinciali sono in grado di sostenere chiaramente questa petizione contro i Cristiani, in modo che possano anche replicare in tribunale, ricorrano solo a questa procedura, e non ad opinioni o clamori. E’ infatti assai più opportuno che tu istituisca un processo, se qualcuno vuole formalizzare un’accusa. Allora, se qualcuno li accusa e dimostra che essi stanno agendo contro le leggi, decidi secondo la gravità del reato; ma, per Ercole, se qualcuno sporge denuncia per calunnia, stabiliscine la gravità e abbi cura di punirlo".
Trifone e Giustino
Intorno al 150 d.C., il palestinese martire cristiano Giustino, scrive un'opera dal titolo Dialogo con il giudeo Trifone, accusando i dottori giudei di diffondere dovunque calunnie e bestemmie su Gesù. In questo suo scritto egli sostiene un dialogo con l'ebreo Trifone, volendo convincere l'interlocutore sull'importanza della fede cristiana e di come essa sia la prosecuzione della religione ebraica e il suo completamento.
Nel Dialogo è riportato il seguente detto su Gesù che circolava ai tempi di Giustino negli ambienti giudei, e che dimostra come gli ebrei sapevano dell'esistenza di Gesù, della sua crocifissione, e di come i suoi discepoli "avrebbero costruito" la storia della risurrezione:
"E’ sorta un’eresia senza Dio e senza Legge da un certo Gesù, impostore Galileo; dopo che noi lo avevamo crocifisso, i suoi discepoli l'avevano sottratto di notte dal sepolcro dove era stato deposto una volta schiodato dalla croce e ora andavano ingannando gli uomini affermando che era ridestato dai morti ed era salito al cielo»” (Dialogo con Trifone, 108,1)
Celso
filosofo del II secolo d.C. , scrisse un’opera contro i Cristiani dal titolo Discorso veritiero. Non ci è pervenuta quest’opera, ma sappiamo della sua esistenza e conosciamo alcune sue parti grazie al testo di Origene Contra Celsum, scritto intorno nel 248 d.C., dove lo scrittore cristiano confuta le argomentazioni di Celso.
Celso riporta i seguenti giudizi che attinse dai pregiudizi giudei contro i cristiani e contro Gesù Cristo.
“Essendo la sua famiglia povera, Gesù fu mandato in Egitto a cercare lavoro; e quando arrivò lì, egli acquisì certi poteri magici che gli egizi si vantavano di possedere; quindi ritornato fiero per i poteri che acquisì, per tali poteri si proclamò Dio da se stesso. “ (Contra Celsum, I, 32)
“Gesù si circondò di 10 o 11 uomini scellerati, i peggiori dei pubblicani e dei pescatori; e con questi se ne andava di qua e di là, in modo vergognoso e meschinamente raccoglieva provviste” (Contra Celsum, I,62)
La data della morte
Dai resoconti dei VANGELI UFFICIALI, dei Vangeli e Testi apocrifi appare chiaro che GESU' è morto il Venerdi pomeriggio tra le ore 14:00 e le ore 15:00 (ora nona romana) un giorno prima o dopo la pasqua ebraica.
Se Gesù avesse celebrato la cena pasquale (secondo il calendario lunare ebraico) il giorno prima della morte e cioè un Giovedi allora Gesù sarebbe morto Venerdi 07 Aprile dell'anno 30 D.C..
Se Gesù, invece, fosse morto un Venerdi precedente al giorno di celebrazione della pasqua ebraica (Sabato) allora la data della sua crocifissione sarebbe stata Venerdi 03 Aprile dell'anno 33 D.C..
Nel giorno della crocifissione di Gesù sono due i segni dei Vangeli e dei testi apocrifi che avrebbero contraddistinto la giornata e cioè:
1 - una presunta eclissi di sole o perlomeno l'oscurità avrebbe avvolto la terra intorno a mezzogiorno
2 - un terremoto che avrebbe fatto crollare il pinnacolo del tempio di Gerusalemme.
Tra l'anno 28 e l'anno 37 D.C. pero' non risulta essersi verificata nessuna eclissi di sole.
Risulta, pero', un eclisse di luna verificatasi Venerdi 03 Aprile dell'anno 33 D.C. alle ore 14:45 circa, giorno precedente al sabato di pasqua ebraica
Dalle informazioni venute alla luce dai Rotoli di Qumram sei puo' ipotizzare che Gesu' Cristo festeggio' la Pasqua secondo il calendario ESSENO che festeggiava la Pasqua sempre il giorno di mercoledi, quindi, in anticipo rispetto alla pasqua festeggiata dagli altri ebrei (i farisei)ed il Venerdi' fu crocifisso.
Tale ipotesi e' stata anche confermata dall'attuale Papa Benedetto XIV, sia nel suo libro " Gesu' di Nazareth", sia nel corso dell’omelia dell’ultimo Giovedì Santo del 2007, nella basilica romana di San Giovanni in Laterano dichiarando :«Gesù celebrò la Pasqua con i suoi discepoli probabilmente secondo il calendario della comunità di Qumran e, pertanto, almeno un giorno prima della data stabilita all’epoca dal rito ebraico ufficiale».Se anche il Papa si azzarda a tale affermazione , per sillogismo e' probabile che Gesu' Cristo sia appartenuto a tale gruppo o perlomeno abbia avuto relazioni con essa, setta in cui e' bene ricordare erano certamente presenti fazioni rivoluzionarie Zelotiche, o come indicato da alcuni studiosi , li stessi Esseni erano Zeloti. Cio' apre nuovi orizzonti di ricerca , nell'ipotesi di un Gesu' Cristo, combattente per la liberta' del popolo di Davide
Gesu' di Nazareth o Gesu' il Nazareno o Nazireo ?
Senza dubbio questo e' un'altro importante mistero ancora piu' oggetto di dibattito a seguito della scoperta dei Rotoli del Mar Morto - Qumram , in particolare di alcuni frammenti.
Ma prima di analizzare questi ultimi bisogna dire e con certezza che la cittadina di Nazerth compare per la prima volta nelle mappe toponomastiche non prima dell'800 d.C. percui alcuni esegeti ritengono che sia stata fondata e man mano sviluppata per l'esigenza dei credenti di poter visitare la citta' del loro Messia.
Nel 1962 un'equipe di archeologi israeliani guidati dal professor Avi Jonah dell'Università di Gerusalemme rinvenne nei pressi dell'antica Cesarea Marittima una lapide di marmo grigio che citava la località di Nazaret, datandola al III secolo d.C
Ma alcuni anni dopo Il giornalista e scrittore Italiano Vittorio Messori cito' erroneamente tale reperto retrodatandolo al secolo III a.C. e facendola così diventare la più antica testimonianza storica sull'esistenza della città.
La lapide di Cesarea III Sec. d.C.
Ma cio' non trova riscontro nei dati archeologici riportati da Avi-Yonah ed è contraddetta dal terminus post quem della distruzione del Secondo Tempio (70 d.C.)
Ma un'importante indizio con la descrizione della citta' di origine di Gesu' ce la consegna proprio un Vangelo
Nazareth
La tradizione evangelica afferma che Gesù è cresciuto fra i colli di Galilea, a Nazareth, in quello che doveva essere un villaggio con una sinagoga e con botteghe artigiane, in cima a un monte, quasi sul ciglio di un precipizio, nei pressi del lago di Tiberiade e, secondo alcuni dettagli evangelici che descrivono la dinamica degli spostamenti di Gesù e dei suoi discepoli, a est del lago, nel Golan.
Ma a Nazareth non risultano esserci resti di un abitato, né di una sinagoga dei tempi di Cristo; né si trova in cima ad un monte; né sul ciglio di un precipizio; né nelle immediate vicinanze del lago di Tiberiade (40 Km di distanza, 600 m di disivello); infine, tantomeno, sul lato orientale del lago ma a sud.
Inoltre Nazareth non è mai nominata in alcun documento storico antecedente al quarto secolo, nemmeno negli scritti del comandante delle forze giudaiche durante la rivolta contro i romani (Giuseppe Flavio) che, verso la seconda metà del primo secolo, scrisse una descrizione topografica di tutta la Galilea.
Gli Evangelisti
Luca
"...Si recò a Nàzaret, dove era stato allevato; ed entrò, secondo il suo solito, di sabato nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; apertolo trovò il passo dove era scritto: "Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l'unzione, e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi, e predicare un anno di grazia del Signore". Poi arrotolò il volume, lo consegnò all'inserviente e sedette. Gli occhi di tutti nella sinagoga stavano fissi sopra di lui. Allora cominciò a dire: - Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi - ... All'udire queste cose, tutti nella sinagoga furono pieni di sdegno; si levarono, lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte sul quale la loro città era situata, per gettarlo giù dal precipizio. Ma egli, passando in mezzo a loro, se ne andò..."
Marco
"...intanto si ritirò presso il mare (il lago Kinneret) con i suoi discepoli e lo seguì molta folla... salì poi sul monte, chiamò a sé quelli che egli volle ed essi andarono con lui... entrò in casa e si radunò attorno a lui molta folla, al punto che non potevano nemmeno prendere cibo... allora i suoi, sentito questo, uscirono per andare a prenderlo... giunsero sua madre e i suoi fratelli e, stando fuori, lo mandarono a chiamare... di nuovo si mise ad insegnare lungo il mare (di Galilea). E si riunì intorno a lui una folla enorme..."
In occasione della guerra dei sei giorni (1967), lo stato di Israele si mosse improvvisamente contro alcuni stati arabi confinanti e, oltre ad occupare il Sinai, la striscia di Gaza e la Cisgiordania, invase ed occupò buona parte della regione chiamata Golan, fino a quel momento appartenente alla Siria.
Nel corso delle operazioni militari sulle alture del Golan, qualcuno notò la presenza delle rovine di una vecchio insediamento umano su un colle circondato da scarpate ripidissime, situato a breve distanza dalla riva nord-orientale del lago Kinneret ("Lago Genezaret" o "Mare di Tiberiade" nel linguaggio evangelico).
Immediatamente al termine dello stato di guerra, le autorità di Israele inviarono alcuni archeologi ad indagare nella zona segnalata, per chiarire la natura dei resti.
Da 1968, la zona fu esaminata da un certo Itzhaki Gal, il quale fu il primo a supporre che la località segnalata potesse essere quel villaggio chiamato Gamla, o Gamala, di cui si erano completamente perse le tracce, che Giuseppe Flavio descrisse con abbondanza di particolari, narrando la storia di una tragica sconfitta subita dagli ebrei, per mano dello stesso Vespasiano, durante la guerra che insanguinò la Palestina negli anni dal 66 al 70 d.C.
Nel 1976, sotto la guida dell'archeologo Shmarya Gutman, iniziarono gli scavi sistematici che condussero a sensazionali scoperte, la prima delle quali fu, senz'altro, il riconoscimento del fatto che quei resti nascondevano proprio la città di Gamla. Ecco il modo in cui Giuseppe Flavio, circa 19 secoli fa, descrisse l'aspetto del villaggio
Leggiamo Giuseppe Flavio…………..
"...Da un'alta montagna si protende infatti uno sperone dirupato il quale nel mezzo s'innalza in una gobba che dalla sommità declina con uguale pendio sia davanti sia di dietro, tanto da rassomigliare al profilo di un cammello; da questo trae il nome, anche se i paesani non rispettano l'esatta pronuncia del nome. Sui fianchi e di fronte termina in burroni impraticabili mentre è un po' accessibile di dietro, dove è come appesa alla montagna..."
Se quindi consideriamo le descrizioni Evangeliche nonche' quelle storiche di Flavio, deduciamo che la Citta' di Gesu' Cristo e
1. Collocata su di un monte
2. Aveva una Sinagoga
3. Era sul soglio di un precipizio
4. Nei pressi del lago di Tiberiade
5. Ad Est del lago
Ma la cittadina che risponde con esattezza ai requisiti geograzici in quel periodo storico, non e' Nazareth me bensi' Gamala.
Perche' gli Evengelisti avrebbero dovuto falsare la verita' ?
La risposta a questa domanda non solo esiste, ma finisce per diventare essa stessa un indizio, il più grosso degli indizi, che si aggiunge a tutti quelli che abbiamo visto sopra.
La letteratura evangelica del canone ecclesiastico rivela un intento permanente dei suoi autori. Essi erano spinti dalla necessità di spoliticizzare il loro Messia; di "de-messianizzarlo"; di renderlo estraneo alla lotta patriottico religiosa degli ebrei; al tema della ricostruzione del Regno di Dio inteso in senso giudaico come Regno di Yahweh; di scorporarlo definitivamente dall'ambito dei movimenti esseno-zeloti che rappresentavano la dissidenza politica e spirituale al contempo, purista, integralista e fondamentalista, ostile ai romani, della Palestina del primo secolo.
Può lo spostamento della patria di Cristo da Gamala a Nazareth avere qualcosa a che fare con questo intento di spoliticizzazione?
Non solo può, ma è un elemento fondamentale di questa operazione finalizzata a rappresentare Gesù come il salvatore apolitico, il redentore delle anime che non intende affatto combattere i regni terreni né costruirne alcuno.
Ora, analizzando la storia di Gamala, per esempio leggendo le opere di Giuseppe Flavio, si giunge facilmente a sapere che questa cittadina sulle alture del Golan era la patria del famoso ribelle, fondatore del movimento zelotico, Giuda "il galileo"; chiamato così come tutti gli appartenenti alla sua setta e, del resto, come i seguaci di Gesù. Non solo, ma scopriamo che la città era il quartier generale degli intransigenti messianisti, dei ribelli fondamentalisti che volevano portare a compimento, ad ogni costo, le profezie messianiche sul riscatto di Israele e sulla ricostruzione del regno di Davide.
Queste sono le motivazioni percui alcuni ricercatori e non a caso sono propensi nell'indicare in Giuda il padre di Gesu' Cristo , vediamo il perche'
In effetti gli elementi che collegano Gesu' e Giuda sono sorprendenti .
Se notiamo i figli di Giuda il Galileo hanno nomi uguali ai fratelli di Gesu', ma non solo. I fratelli di Gesu' Giacomo e Simone sono stati arrestati e giustiziati nello stesso momento che i figli di Giuda Il Galileo , con lo stesso nome subivano la stessa sorte.
Infatti il primo vangelo , quello di Marco, preso come riferimento per la stesura dei postumi, non indica, ma sorvola sulla descrizione del padre di Gesu' , indicato poi come l'umile falegname Giuseppe.
In seguito dopo oltre 60 anni dalla distruzione del tempio , intorno al 135 d.C., un discendente di Giuda il Galileo , figlio di Davide, accese un'altra rivoluzionaria rivolta contro Roma, e prese il nome di Simon Bar Kokba.
La distruzione di Gamala ad opera di Vespasiano, prima di diventare Imperatore, fu' descritta con dovizia di particolari da Giuseppe Flavio, che la indicava come la roccaforte del piu' intransigente movimento messianista..
Il suicidio di massa degli abitanti di Gamala che concluse l'assedio dell'esercito romano ricorda nello stesso stile cio' che avvenne a Masada nel 74 d.C. ,
Masada
Dopo due anni di assedio il capo zelota Eleazar Ben Yair, parlò alla sua gente inducendola ad un suicidio collettivo per spada (estratti a sorte per gruppi, gli uomini della comunità uccisero le donne e i bambini togliendosi poi la vita a vicenda) che sembrò loro essere una sorte preferibile ad un sicuro stato di schiavitù in cui avrebbero perso, oltre alla libertà personale, anche quella di culto.
Allora se ipotizziamo che Gesu' sia nato a Gamala, cosa va inteso per Nazareno o Nazireo ?
Le forme : Nazoraios, Nazarenos,Nazaraeus,Nazarene, provano tutte che gli scribi ecclesiastici conoscevano l'origine della parola ed erano consapevoli che non era derivata da Nazareth, ma questo termine indica un titolo religioso o settario.
Alcuni dei più autorevoli accademici di tutto il mondo sono ormai pienamente d'accordo sul fatto che l'espressione "Gesù Nazareno", non ha alcuna relazione con una città di nome Nazareth, ma indica un titolo religioso o settario.
Per la verità gli stessi Vangeli, quando parlano della città di Gesù, preferiscono usare espressioni differite come "la sua patria" e ne citano il nome in pochissime occasioni: il Vangelo di Marco (il più antico fra i quattro vangeli canonici, che è stato sicuramente usato come fonte per gli autori degli altri testi) la nomina una sola volta, all'apertura, con le parole: "...In quei giorni Gesù venne da Nàzaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni..." (Mc I, 9), dopo di ché il nome della città è completamente dimenticato; anche il Vangelo di Giovanni nomina la città in un'unica occasione, sempre all'inizio. La collocazione e la frequenza del termine Nazareth all'interno dei testi evangelici genera il ragionevole sospetto che si tratti di interpolazioni successive. E noi ben sappiamo come siano comuni, nei testi evangelici, le interpolazioni successive alle stesure antiche.
Il fatto è che i Vangeli non hanno mai usato l'espressione Gesù di Nazareth, essi parlano di Gesù il Nazareno, e usano per questo l'espressione greca "Iesous o Nazoraios". Ora, noi abbiamo visto che l'aggettivo Nazoreo, come è sostenuto a gran voce da una schiera di accademici di tutto il mondo, non può significare Nazaretano, ovverosia abitante di Nazareth.,
Dalle parole di Epifanio e di Teodoreto sappiamo solamente che i Nazareni possedevano il "Vangelo secondo Matteo, assolutamente integrale, in ebraico... come fu originariamente scritto", che essi rifiutano gli insegnamenti di San Paolo, che "sono Giudei che onorano il Cristo come uomo giusto...".
I Nazareni erano i componenti di una setta religiosa il cui nome originale è Nozrim in ebraico e Nazorai in aramaico, forse con un possibile riferimento all'espressione ebraica NZR, indicante uno stato di purezza e di santità, che ritroviamo nell'antico testamento a proposito del voto di nazireato (i nazirei sono coloro che lasciano i capelli intonsi e accettano voti di purezza).
E' oggi opinione diffusa tra molti ricercatori che questa setta era quella degli Esseni di Qumram.
Torniamo per un'attimo all'affermazione di Benedetto XVI , secondo cui la Pasqua fu' celebrata da Gesu', secondo il calendario Esseno
Maccabei e Sadducei , Esseni- Nazareni- Ebioniti- Sadoqiti- Zeloti
Robert Eisenman, docente di Religioni del Medio Oriente presso la California State University, e' uno dei più importanti esperti delle origini del cristianesimo e famoso in tutto il mondo per i suoi studi sul Mar Morto e sui Rotoli di Qumram.
Secondo la sua ricerca i termini : Esseni, Nazareni,Ebioniti,Sadoqiti,Zeloti, figli della luce,altro non sono che diverse denominazioni , usate dalla comunita' di Qumram per definire i propri membri e non sono riferibili quindi a gruppi diversi , ma unicamente varianti riconducibili allo stesso gruppo.
Tale movimento, di zelanti della legge Mosaica, prenderebbe origine e si formerebbe al tempo dei Maccabei.
Nell'Antico Testamento si riteneva che la casta sacerdotale discendesse, attraverso la tribu' dei Leviti, direttamente da Aronne ed inoltre che il popolo Ebraico era governato da due Messia o unti ( Cristi) uno discendente dalla stirpe di Davide ,a cui andava il potere temporale, ed un'altro dalla stirpe Levitica o di Aronne a cui spettava il potere sacerdotale.
Al tempo di Davide e poi del figlio Salomone, i sacerdoti erano chiamati " Sadoq ", nominazione ancora non del tutto chiara se riferita in origine ad un nome proprio o ad un titolo ereditario sacerdotale.
Salomone venne cosi' unto da Sadoq e divenne il Cristo o Messia come anche tutti i Sadoq a loro volta lo erano.
Il potere sacerdotale rimase in mano ad i Leviti o Sadoq sino al 587 a.C. tempo dell' invasione Babilonese per poi ritornarvi al suo termine nel 538 a.C.
Ma nel 333 a.C Alessandro Magno conquisto' la Terra Santa e per 160 anni la Palestina fu' governata dalla dinastia Ellenisticha dei Tolomei ,fondata su costumi , modelli, e valori che si allontanavano enormemente dalla parola e dalla legge dell'Antico Testamento.
Fu' in questo periodo che ando' via via creandosi una reazione conservatrice o zelante della legge a tali comportamenti giudicati corrotti ed impuri che venivano interpretati come un disprezzo della legge dell'Antico Testamento.
Nel primo libro dei Maccabei viene mensionata una vicenda che puo' essere considerata l'inizio dell'era dei Zelanti della legge, che ci narra la storia del sacerdote Mattatia, che " ardendo di zelo ", uccise un suo collega che si apprestava a operare sacrifici su di un'altare Pagano, su ordine di un re ellenico, divenedo il primo Zelota della storia (2:26)
Immediatamente dopo Mattatia incito' il suo popolo alla rivolta al grido di : " Chiunque ha zelo per la legge e vuol difendere l'alleanza (2:27) e fuggi' tra i monti con i suoi figli : Giuda, Simone , Gionata , Giovanni ed Eleazaro.
Alla morte di Mattatia il controllo del movimento passo' nelle mani di suo figlio Giuda , che si ritiro' nel deserto , vivendo tra le montagne con i suoi seguaci.
Giuda il Maccabeo ed i suoi fratelli e compagni inizio' quindi una campagna di guerriglia che sfocio' nella rivolta di tutto il popolo, che riuscirono di fatto a prendere il controllo di tutta la Terra Santa e pacificarla all'incirca nel 152 A.C.
Nella loro qualita' di sacerdoti i Maccabei promulgavano la legge con ferocia fondamentalista rifacendosi all'Alleanza di Finees,riportata nel libro dei Numeri
L'alleanza di Finees, narra la storia di Finees , nipote di Aronne,sacerdote al tempo della fuga dall'Egitto verso la Palestina, che uccise con una lancia un'uomo reo di aver sposato una donna pagana ed allora dio dichiaro:" Finees e' l'unico uomo animato dal mio stesso zelo " e Dio fece il patto con lui che stabiliva che tutti i suoi discendenti conseguivano il diritto perenne al sacerdozio ( sec. libro Maccabei 2:54).
Era quindi Finees il riferimento Biblico a cui si ispiravano gli zelanti Maccabei.
Tutto cio' termino' nel 37 a.C. , con l'avvento al potere di Erode , che fu' insediato dai Romani nuovi padroni della Palestina. Il primo passo di Erode, per consolidare la sua posizione fu' quello di sposare una principessa Maccabea, salvo poi ucciderla in seguito unitamente alle alte gerarchie Maccabee.
Erode estinse di fatto la dinastia Maccabea sostituendola con i suoi favoriti seguaci che presero il nome di : Saccucei.
Come era avvenuto al tempo della dominazione Ellenica anche l'avvento dei Sadducei scateno' una forte reazione dei puristi o zelanti della legge, che assumero una serie di nome diversi . Nel vecchio testamento furono chiamati Nazareni, Giuseppe Flavio li defini' Zeloti, o Sicari, mentre come noto i Romani li consideravano terroristi o briganti, che oggi definiremo : fondamentalisti messianici..
Nel I secolo esistevano quindi due fazioni di Sadducei , quelli descritti da Flavio o dal Nuovo Testamento , i Sadducei Erodiani, e quello purista che si riconduceva al vecchio testamento ed alle sue leggi, e che ripudiava qualsiasi coinvolgimento con l'oppressore Romano.
Secondo una tradizione popolare gli zeloti sarebbero nati come movimento agli inizi dell'era cristiana per opera di Giuda di Galilea o Giuda di Gamala.
Giuseppe Flavio ci da' memoria di Giuda nelle sue opere riportando che egli aveva fondato un movimento zelante di forte aspirazione messianica e che mori' durante i combattimenti.
Alla sua morte il comando passo' ai suoi tre figli , due dei quali : Giacobbe e Simone erano due noti capi zeloti, catturati e crocifissi dai romani tra il 46 ed il 48 d.C.. mentre il terzo ( o nipote) Menahem fu' uno dei capi della rivolta del 66 d.C.
E' lo stesso Menahem che viene descritto , nella prima parte della rivolta, che si pensava vittoriosa, nella sua entrata trionfale a Gerusalemme come Messia. Menahem si impadroni' in seguito della fortezza di Masada, il cui ultimo comandante fu Eleazar, anche lui discendente di Giuda e quindi suo parente.
Il suicidio di massa dei difensori zeloti della fortezza di Masada e' uno tra gli eventi dei quell'epoca meglio conosciuti e descritti, in cui 4000 ebrei perirono combattendo e 5000 suicidandosi in massa quando si resero conto dell'imminente disfatta e resa agli oppressori Romani.
Giuseppe Flavio ci racconta che gli Zeloti : .... non temono alcun tipo di morte ne si curano della morte di parenti o amici....poiche' riconoscere la divinita' nell'Imperatore romano , come esigeva Roma, era per loro una bestemmia orrenda e la morte era preferibile a tale trasgressione della legge.
La tradizione cristiana, specialmente cattolica , pero' ci ha tramandato l'immagine di un Salvatore mite come un'agnello che rifuggeva la violenza e che ordinava di porgere l'altra guancia.
Cio' nonostante, negli stessi Vangeli Canonici vi si incontrano accenni e dettagli che riconducono ad un'altra realta'.
Il fondatore della chiesa Cattolica , colui che avrebbe messo la prima pietra , cioe' Simone Pietro ( roccioso) , e' ormai certo essere stato uno zelota, cio' un combattente rivoluzionario.
in alcune traduzioni recenti del nuovo testamento viene indicato appunto come Pietro lo Zelota.
In altre traduzioni , sempre secondo la logica di corruzione testuale operata dagli scribi , viene indicato come Simone il Patriota, oppure Simone kananaios , ed in Giovanni come Simone Bar Giona, il cui significato in aramaico barjonna , significa : Fuorilegge , rivoluzionario, zelota , quindi il concetto e' inalterato.
Lo stesso dicasi per Giuda Iscariota, che come indica il prof. Brandon il termine Iscariota e' un'altra corruzione del termine Sicario , il cui termine deriva dal fatto che questi zeloti l'utilizzavano di uno speciale cortello ricurvo.
Quindi ormai e' fuori di dubbio che Gesu' si accompagnasse con almeno due Zeloti , che i romani indicavano semplicemente con il termine di : Lestai ( briganti o fuorilegge ).
Ma e' lo stesso Gesu' che nei racconti Vangelici , mostra un'atteggiamento militaresco, infatti :
"Ordina ad i suoi seguaci che non posseggono una spada di comprarsene una anche al costo di vendersi il mantello Luca 22:36
Oppure quando viene arrestato nel giardino dei Getsemani, da una coorte di soldati romani , cioe' 600 militari, Simone Pietro , armato di una spada si ribella e taglia con un fendente l'orecchio di un messo del Sommo Sacerdote.
E' cosa certa che la politica Romana ha sempre tollerato qualsiasi credo religioso, in qualsiasi terra di conquista percui appare certo che Gesu' fu crocifisso con una pratica tipicamente romana e destinata ad i nemici di Roma, per la sua azione messianica rivoluzionaria e non dagli Ebrei , come si e' voluto tramandare operando una corruzione anti Ebraica , inquanto se il Sinedrio avesse voluto uccidere Gesu' lo avrebbe fatto con altri metodi ,ad esempio con la ladidazione , come avvenuto per Stefano o in seguito avverra' per Giacomo.
Il trionfale ingresso di Gesu' a Gerusalemme a dorso di un'asino , a seguito dell'unzione, fu' accolto da una folla inneggiante , che buttava in terra i mantelli e che sventolava rami di palma, ripercorrendo cosi' la profezia Biblica di Zaccaria e si proponeva ufficialmente come il Messia , discendente di Davide, Re leggittimo delle tribu' di Israele.
Tale episodio certamente non dovette passare inosservato ai dignitari e militari di Roma, con cui Gesu' lancio' una sfida, conscio che doveva preparasi ad impugnare con i suoi uomini la spada
Il mistero di Barabba
L’immagine dell’uomo Barabba ci e’ stata tramandata in maniera univoca , cioe’ quella di un pericoloso delinquente che il popolo ebraico inspiegabilmente preferi’salvare dalla morte al posto del mite Gesu’ Cristo.
La narrazione Vangelica, riferisce di un atto , quello della richiesta diretta al popolo, con un ballottaggio , per la grazia di un condannato, fatta da Pilato dovuta alla concomitanza con una festa Capitolina.
Non risulta pero’esservi stata alcuna festivita’ Romana in quei giorni, ne tantomeno I Romani praticavano amnistie durante festivita’ non Romane , e quando esse accadevano erano solo per i condannati a reati minori..
Inoltre gli Ebrei , come del resto facevano e non di rado avrebbero autonomamente potuto lapidare Gesu’ Cristo , senza l’intervento dell’autorita’ Romana., come avvenuto per Stefano .
Di certo fu’il Potere Romano a decidere la crocifissione di Gesu’, conseguenza della mancata adesione al giuramento : Caesar Despotes.
Non poteva chi discendendo dalla stirpe di Davide, e quindi diretto discendente e legittimo erede piegarsi alla legge dell’invasore , riconoscendo in Cesare il suo Sovrano.
Gesu’ fu infatti arrestato da una coorte , cioe’ 600 soldati Romani armati di tutto punto , un po’ troppi forse per un maestro spirituale che porgeva l’altra guancia e dichiarava : Dai a Cesare cio’ che e’ di Cesare.
Ma consideriando che tale episodio sia accaduto realmente, cosi’ come tramandatoci dai Vangeli canonici, cerchiamo di comprendere chi era realmente questo delinquente preferito al Messia di nome Barabba
A pagina 101 del Novum Testamentum Graece et Latine , edito nel 1933 dall’Istituto Biblico Pontificio , al verso 16 del cap. 27, e’ presente una nota a pie’ pagina :
La versione ufficiale del Vangelo di Matteo , della CEI edizione del 1978
Avevano in quel tempo un prigioniero famoso detto Barabba
Nella Sacra Bibbia edizione Paoline (traduzione dai testi originali)
Egli Aveva allora in carcere un prigioniero famoso detto Barabba
Nel Nuovo Testamento , parola del Signore edizioni Elle di ci 1976
A quel tempo era in carcere un certo Barabba prigioniero famoso
Ne Il Nuovo TESTAMENTO, nuova revisione 1992 della Societa’ Biblica di Ginevra.
Avevano allora un noto carcerato di nome Barabba
La prima riflessione e’ certamente quella che le versioni non coincidono , infatti
detto Barabba…… un certo Barabba…… di nome Barabba
ci inducono a porci il quesito se Barabba era un nome od un soprannome
Il testo greco del Vangelo usa il termin “CHIAMATO Barabba”, lasciando supporre che era un soprannome od un titolo.
Tornando a pagina 101 del Novum Testamentum Graece et Latine, al verso 16 del cap. 27 del Vangelo di Matteo e’ presente una nota a pie’ pagina divisa da una linea che indica le varianti di alcuni antichi manoscritti:
il quale era stato messo in carcere in occasione di una sommossa scoppiata in citta’ e di un’omicidio
Un tale chiamato Barabba si trovava in carcere insieme ad altri ribelli, che nel tumulto avevano commesso un omicidio
Si puo’ dedurre che dai testi antichi si e’ voluto eliminare il concetto che Barabba era incarcerato perche’ coinvolto con dei ribelli che avevano ucciso in un tumulto un’uomo.
La prima parte della nota 16 del Novum Testamentum Graece et Latine, oltre a indicare Barabba come un soprannome , cioe’ l’espressione : detto Barabba, indica anche il suo nome e cio’ lo chiama : Gesu’ Barabba.
Sembrerebbe quindi che durante il ballottaggio per lascarcerazione di un prigioniero, il procuratore Pilato , abbia chiesto di scegliere al popolo tra:
Un certo Gesu’, poi condannato perche’ osava definirsi “ Figlio di Dio “, ed un’altro Gesu’ detto Barabba., poi liberato e chiamato sempre e solo con il suo soprannome.
E’ ben noto che per gli ebrei pronunciare il nome di Dio era un sacrilegio non permesso neanche al Sommo Sacerdote.
Infatti gli ebrei non potendo nominare il nome di dio, si riferivano a lui con altri nomi, in particolare con il termine di Padre.
Quindi Gesu’ , figlio di Dio , gli ebrei lo avrebbero potuto definire solo col SOPRANNOMIE: Gesu’ il figlio del padre .
In ebraico, I termini di origine aramaica, Bar, che vuol dire figlio e Abba che vuol dire padre, prendono la forma condensata : Barabba..
E quindi tornando all’episodio del ballottaggio.:
Gesu’ Barabba (figlio di Dio) fu’ condannato
Barabba di nome Gesu’ fu’ liberato.
Con il tempo, le omissioni , le cancellazioni, le correzzioni falsate, si e’ cercato di nascondere le reali motivazioni dell’arresto, del processo e della condanna , nel tentativo di tramandare ai posteri che la colpa della crocifissione non sia da addebitarsi ai Romani ma al popolo, Ebraico che avrebbe GRIDATO:
il suo sangue ricada su di noi e sui nostri figli